Il destino del 'Franchi' e il nuovo stadio della Fiorentina: due binari separati. Un tradizionalismo che fa Medioevo
"Ristrutturare il "Franchi"? Perché no?". Con queste premesse si era aperta la già lunga querelle relativa all'impiantistica al momento dell'insediamento di Commisso: la soluzione restyling era stata la prima presa in esame e poi quasi subito bocciata a causa dei vincoli imposti dalla Soprintendenza. Impossibile costruire curve moderne ed efficienti ma anche realizzare tutto il contorno di strutture che poi creano il vero e proprio fatturato.
Da qui allora l'idea di vagliare le altre soluzioni, dalla Mercafir a Campi, e l'insorgere del problema "Franchi"? Che fare del potenziale vecchio impianto, per il quale i costi di manutenzione e affitto sono valutati annualmente in milioni di euro? Trovare una soluzione è complesso ma non è certo compito di Commisso. Il quale sta logicamente valutando altre opzioni, anche al di fuori dei confini comunali.
Eh sì, perché sarebbe l'ora di mettere da parte un po' di tradizionalismo "medievale" per aprirsi ad un concetto un po' più moderno di agglomerato metropolitano, dove far giocare le partite della Fiorentina entro od oltre un confine resti un fattore per lo più simbolico.
Trovare una nuova sistemazione al "Franchi" sarà, nel caso, una questione da risolvere ma che certo non avrà nulla a che vedere con la deturpazione del nome e della storia di una Fiorentina "migrata" in un altro comune.