Italo disco(rotto) Commisso e quello slogan incoerente sull’alta ambizione. I riferimenti autolesionisti ad Atalanta e Bologna
Se a qualcuno fosse rimasto ancora il dubbio di quale presidente abbia speso di più nella storia della Fiorentina (forse anche in quella del calcio, chissà) venerdì ha avuto modo di soddisfare le proprie incertezze: si tratta di Rocco Commisso. Tendenzialmente dovremmo aver capito che al patron viola piace esaltare il proprio presunto mecenatismo (senza mai contrapporre a tali dati quelli sui vasti incassi realizzati grazie al materiale calcistico venduto sul mercato, ma questo è un altro discorso). Il presidente non si vede da alcuni mesi e le ultime uscite pubbliche, rigorosamente confezionate dall’ufficio comunicazioni di casa, qualche perplessità la lasciano, soprattutto per la mediazione messa in atto, prima tramite audio e poi per iscritto.
Il disco-rotto
Al netto di ciò comunque, lo slogan preferito da Commisso nella sua uscita a mo’ di disco-rotto, sembra quella dell’ambizione. Un’alta ambizione, non si capisce se poi realmente sportiva visti gli apparenti zero dubbi sull’operato dei suoi in questi anni. Immancabili anche i riferimenti ad Atalanta e Bologna, le realtà ‘minori’ che avrebbero usurpato la Fiorentina di posizioni dovute per storia e tradizione. Al presidente piace sempre ricordare come i bergamaschi ci abbiano messo 7 anni per tornare in Europa mentre al Bologna per lottare in tali posizioni ne siano serviti 9.
Professionisti per puntare in alto
Più interessante forse è capire quanto ci hanno messo i due club ad avvalersi di professionisti, o meglio del professionista (Sartori) determinante: 4 e 7 anni. Così come nessun dottore ordina ad un magnate di acquistare un club di calcio, al tempo stesso nessuno ordina di dover attendere diversi anni per puntare su figure d’eccezione del settore. Ed anzi, su questo si sarebbero potuti precorrere i tempi, evitare sorpassi e accorciare gap.
Su questo fronte invece, al quinto anno di gestione, dalle parti del New Jersey di dubbi non ce ne sono: c’è anzi la convinzione di saper fare e di saper fare meglio degli altri. I conti si faranno anche alla fine ma saranno somma di quanto sta già accadendo oggi.
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