Rinnovare o no il contratto a Ribery? Il grande dubbio di Firenze, tra questioni di cuore e razionalità
Rinnovare oppure no il contratto di Ribery? Un quesito che si ripropone sempre più spesso nell’ambiente Fiorentina, man mano che si avvicina la fine del campionato e quindi l’inizio della nuova stagione. La risposta a tale interrogativo, però, non può essere data di getto. Al contrario, necessita di un ragionamento ponderato e non di giudizi sparati a caldo sulla base di una partita o di un risultato.
Per cominciare potremmo guardare i numeri di Ribery: 47 presenze, 10 assist e 5 gol in due stagioni con la maglia della Fiorentina. Decisamente troppo poco a fronte dei 4 milioni netti di stipendio che il francese percepisce, ma nel calcio i numeri non sono tutto. Perché anche quando Ribery non si è iscritto al tabellino della partita con gol o assist, la sua presenza in campo spesso si è fatta sentire. Con le giocate, i passaggi illuminanti, la gestione della palla nei momenti di apprensione.
Senza paura di essere smentiti possiamo dire che quando l’ex Bayern è in campo tutti noi abbiamo qualche certezza in più, fosse solo per il fatto di leggere il suo nome nella formazione. Senza contare il fatto che Firenze è estremamente legata a questo campione, che si è rimesso in gioco dopo aver vinto tutto. Però l’errore che non bisogna fare è proprio questo, cioè ridurre Ribery a un semplice sfoggio di prestigio o a una questione di cuore.
Il giocatore è leggendario, e questo non cambierà mai. Però gli anni passano, gli infortuni aumentano, e ciò rischia di contrastare con l’idea di costruire una squadra di prospettiva. Certo una presenza come quella di Ribery aiuterebbe tantissimo all’interno dello spogliatoio, ma la Fiorentina investirebbe su innesti di qualità nonostante l’ingente stipendio che continuerebbe a dare al francese?
Tanti fattori da prendere in considerazione, tanti ragionamenti da fare accuratamente. Perché una risposta a caldo alla domanda iniziale non si può dare, ma prima o poi la Fiorentina dovrà trovarla. E da quella, probabilmente, si capiranno tante cose.