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Foto: Fanfani/Fiorentinanews
Foto: Fanfani/Fiorentinanews

I preliminari di Conference ad agosto sono una trappola a prescindere dall'avversario. Ancor più se ci arrivi con un solo mese di lavoro (per tanti giocatori neanche quello) e con una squadra ancora in gran parte da rinforzare. Chissà se gli innesti invocati da Palladino arriveranno, intanto di certo c'è che la Fiorentina nelle prime due apparizioni è apparsa un'accozzaglia spaesata, senza identità, senza idee e con pochissimo gioco. Ed è tutto normale.

Palladino già sul banco degli imputati? Anche no

Sì perché se da un lato si può criticare l'operato della società per un mercato, nonostante degli arrivi importanti, in netto ritardo, dall'altra è oltremodo eccessivo mettere subito Palladino e la sua Fiorentina sul banco degli imputati. Quando arriva un allenatore nuovo c'è bisogno di tempo per vedere i risultati del suo lavoro, a maggior ragione se la squadra è cambiata nel modulo e negli interpreti. 

Molto più di una qualificazione

Quella lacune che con gli automatismi della lunga e continuativa guida tecnica di Italiano si riuscivano in qualche modo a colmare, in questa situazione di cantiere aperto emergono drasticamente. E allora succede anche che pareggi in casa contro la modesta Puskas Akademia, e che sei costretto a vincere in trasferta per varcare le porte della Conference. Inutile dire, per tutto ciò che comporterebbe un'eventuale eliminazione a livello mediatico e ambientale, che tra sette giorni esiste un unico risultato: in palio c'è molto più della qualificazione alla minor competizione europea


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