Una nuova "svolta", una nuova formazione ideale. Così Palladino cerca un altro salvagente per la sua Fiorentina

Le vittorie su Panathinaikos e Juventus, oltre ad essere state di pregevole fattura, hanno lasciato diverse riflessioni a Palladino, nel corso di questa sosta per le nazionali. L'allenatore campano, aspramente criticato a Firenze negli ultimi mesi per gli scarsi risultati, avrà adesso tanti giorni per pensare a come migliorare la sua creatura, una Fiorentina che non sembra avere mezze misure.

Con le squadre che rinunciano al palleggio, la Viola va in crisi; contro quelle che vogliono fare la partita, invece, la qualità in ripartenza dei suoi riesce spesso a spuntarla. Le reti di Mandragora e Gudmundsson ai bianconeri lo dimostrano. Ma tutto parte da un aspetto tattico ben preciso.
La “svolta” cercata (e trovata) da Palladino
Palladino, per cercare “la svolta” - come lui stesso l'ha chiamata - è ritornato alla difesa a tre, disposizione accantonata a settembre (nell'intervallo con la Lazio, ndr) per passare al 4-2-3-1 di Italiana memoria. E l'ex Monza, effettivamente, una svolta l'aveva trovata. Selezionando un undici, praticamente insostituibile, nel quale Comuzzo la faceva da padrone dietro, Bove agiva in un'inedita posizione da esterno e Beltran faceva da spalla a Kean come non ci era riuscito invece Gudmundsson.

Adesso, una nuova formazione-tipo, che punta sugli arrivi del mercato di gennaio. Pablo Marì al centro di una linea a tre, che ha confinato Comuzzo in panchina (uno dei tanti aspetti inspiegabili di questo allenatore, ndr); Mandragora nel ruolo dove giocava con Italiano, e da lì ha trascinato la Fiorentina con i gol decisivi a Pana e Juve, insieme a Fagioli (sul quale non c'è bisogno di esprimersi) e ovviamente un ritrovato Albert. La presunta non frattura dell'islandese, che dopo il Como sembrava al capolinea di stagione, ha accelerato prima l'accesso ai quarti della Conference e poi le ( ancora poche) chance di centrare l'Europa dal campionato.
Un nuovo undici-tipo
De Gea; Pongracic, Marì, Ranieri; Dodo, Mandragora, Cataldi, Fagioli, Gosens; Gudmundsson, Kean. E' questo il nuovo undici ideale con cui Palladino vorrebbe provare a ripescare una cosa simile a quelle 'otto vittorie', salvagente del tecnico che altrimenti avrebbe avuto una conclusione diversa. La scelta di aver reciso le ali, gli esterni alti è andata in contro alle cessioni di gennaio, Ikone e Sottil, e allo stop prolungato di Colpani, ancora ai box. Un uomo in più in mezzo al campo ha dato manforte a un reparto che veniva surclassato dagli avversari e in questo senso il recupero di Cataldi è stato fondamentale.
Aspettando Adli, che però andrebbe ad occupare lo stesso spazio in cabina di regia, c'è anche Folorunsho che freme dalla voglia di tornare dal primo minuto. Ma così come un altro acquisto invernale, Zaniolo, scartato da Palladino ad Atene, nonostante fosse squalificato per Napoli. Qualche rebus, insomma, seppur niente di trascendentale, visto che si tratta di tre calciatori in prestito. Inoltre, ora che il tecnico sembra aver (ri)trovato la quadra, sarebbe un affronto metter mano alla formazione che ha segnato sei gol in due gare di vitale importanza.