La massima rotazione e il minimo sforzo. De Gea, Milan o Celje poco conta per lui. Ma è la serata di Mandragora (e della sua commozione)

Massimo risultato con il minimo sforzo: questo scriverebbero quelli “bravi”, quando una squadra come la Fiorentina vince in un campo europeo, di certo non di primo piano, ma risparmiando quasi tutti i migliori calciatori della rosa. La scelta di Raffaele Palladino ha pagato, ma entriamo meglio nella serata in cui va senz’altro celebrato anche Rolando Mandragora.
Vittoria a suon di rotazioni
Serviva vincere, mettere un’ipoteca sulla qualificazione già al primo round e, contemporaneamente, tenere a riposo i big della rosa per la corsa europea avvincente che si sta sviluppando in Campionato, con sei squadre (dalla terza all’ottava in classifica) racchiuse in appena sei punti.
Vinto si è vinto, le rotazioni sono state pronunciate ed utilissime, appunto, in vista degli impegni della Serie A. Quindi diremmo: missione compiuta! Resta l’amaro in bocca per l’errore banale di Fagioli che ha innescato l’azione che ha portato al rigore per il Celje. Da sottolineare, però, che la Fiorentina avrebbe meritato un secondo penalty nel finale, per un calcio nel sedere rimediato da Dodò da parte del portiere avversario e non ravvisato, né dall’arbitro e né dal VAR. L’ipoteca sulla semifinale di Conference League poteva, insomma, essere ancora più pesante.
Peccato anche per i diversi cartellini gialli stupidi ed inutili che faranno mancare per squalifica al ritorno Moreno, lo stesso Dodò (anche se questo potrebbe essere stato volontario, in ottica semifinale) e Zaniolo, ed entrare in diffida Parisi e Ranieri.
Chiosa doverosa ancora una volta su De Gea: il migliore in campo, che l’avversario di fronte si chiami Milan o Celje. Ha sfoderato anche ieri sera due parate enormi e decisive, la seconda al 96’, nell’ultima azione della partita!
Mandragora si commuove in TV: merita di essere celebrato
La cosa più bella di ieri sera però è andata in onda dopo la partita, con Rolando Mandragora che si commuove, trattenendo a stento le lacrime, di fronte alle telecamere di Sky Sport, prima perché gli fanno notare che è, da ieri sera, il giocatore con più presenze nelle coppe europee della storia della Fiorentina (e lui ha ricordato come i tanti infortuni in carriera lo avessero frenato in precedenza). Il ragazzo torna a commuoversi poco dopo, raccontando di aver dedicato il goal al papà che si è fatto dieci ore di macchina per venirlo a vedere nella serata del record.
Mandragora è un ragazzo serio, un giocatore generoso, mai una parola fuori posto, tanto lavoro per rispondere a chi a Firenze lo ha sempre criticato, anche forse in maniera un tantino esagerata. Ieri sera ha confermato di essere una persona eccezionale, ma anche un calciatore (non è Maradona o Pelè) più forte di come in molti lo dipingano in giro.