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Diffondere il verbo: “Si Pole”. I tifosi della Fiorentina ricorderanno bene questo mantra, datato 2015, in occasione della semifinale di ritorno di Europa League contro il Siviglia. Quale miglior occasione per rispolverare questa memoria, otto anni e quattro giorni dopo quel doppio confronto, che vide prevalere nettamente gli spagnoli. L’augurio principale, infatti, è che non si ripeta tale esito, ma i presupposti sono ben diversi.

Che il Basilea non sia il Real Madrid, con tutto il dovuto rispetto, è ben chiaro. Ma la Fiorentina ha già conosciuto le peggiori insidie della squadra svizzera, molto organizzata e pragmatica pur se tutt'altro che colma di campioni. Il secondo tempo del Franchi è ancora una ferita aperta: una Viola in controllo si è fatta sfuggire la situazione di mano, aprendo le porte alla rimonta degli elvetici e perdendo la grande occasione di essere ancora totalmente padrona del proprio destino. Ma qualcosa, forse più di qualcosa, dipende ancora dai ragazzi di Italiano.

La Fiorentina avrà due principali nemici al St. Jakob-Park: uno è ovviamente il Basilea, ma l'altro è proprio la Fiorentina stessa. Andare in Svizzera per vincere significa lottare contro la propria stanchezza, contro la recente perdita di qualunque tipo di certezza mentale, contro i limiti nel concludere le azioni offensive. Ostacoli non da poco, ma c'è un'impresa da tentare: la semifinale di ritorno di Conference League rappresenta uno di quegli impegni dove a vincere, sicuramente, non è la razionalità.

Ma quanto sarebbe bello andare a Roma con un'altra finale in tasca? A Basilea per giocare la partita che alla Fiorentina riesce meglio: all'attacco, senza calcoli
Giovedì la Fiorentina se la giocherà. Sicuri di questo, abbracciati dal Franchi dopo la partita contro l’Udinese, a ...

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