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C'è una narrazione che ha preso ormai corpo inesorabilmente e che emerge dalle parole dei protagonisti in scena in questo finale di stagione, relativo all'annata maledetta della Fiorentina ed è quella che descrive una squadra viola tratta in salvo da una sorta di divinità, giunta improvvisamente a liberare tutti dal male. Lo ha detto Biraghi, lo ha ripetuto Terracciano, lo hanno sempre lasciato intendere Caceres e gli altri: senza quel deus ex machina che è stato Iachini la Fiorentina sarebbe stata condannata.

E lo stesso tecnico ha ribadito più volte il suo rammarico per quell'interruzione di 5 mesi, forse dimenticandosi che prima di essa era proprio lui ad aver avviato (male) la stagione viola, ad aver alternato inutilmente i 3 attaccanti, ricavando un solo gol da Vlahovic, ad aver avallato colpi di mercato di fatto mai usati (come Callejon) e così via... Eppure i problemi della Fiorentina a quanto pare si sono concentrati tutti in quei maledetti 5 mesi, dove la squadra viola ha ottenuto 21 punti in 21 partite e al termine dei quali il gap dal terz'ultimo posto era di 7 lunghezze. Dato che la statistica sulla media-punti appassiona particolarmente in casa gigliata, Iachini di punti ne ha fatti 19, in 19 gare: stessa media e, tolta le benevolenza di gruppo spesso colpevole di prestazioni sotto tono, nessuno spunto particolarmente brillante.

Una stagione da dimenticare in toto quella viola, dalla fase iniziale a quella centrale e quella finale: niente (o quasi) da salvare e nessuno da beatificare, sprecarsi in ringraziamenti per aver raggiunto il minimo sindacale (nonché record negativo nella Serie A post fallimento) è sintomo sì di gentilezza ma anche di scarsissima ambizione.


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