Baiano: "Batistuta era uno dei cinque attaccanti più forti al mondo, adesso solo Haaland può avvicinarsi a lui. Kean? Allegri non era un visionario"
A 30 anni dal record di Gabriel Omar Batistuta con la maglia della Fiorentina, quando l’argentino riuscì a segnare per 11 giornate consecutive, l’edizione odierna de Il Tirreno ha intervistato un ex compagno di squadra del Re Leone. Stiamo parlando di Francesco Baiano, che ha giocato a fianco dell’attaccante di Reconquista per cinque stagioni. Questo un estratto delle sue dichiarazioni:
“Venivamo dal campionato vinto in Serie B a mani basse che, in qualche modo, aveva messo in un angolo l’amarezza per la retrocessione in cui era incappata la squadra. Fin dall’inizio si creò grande entusiasmo, avevamo tutti voglia di dimostrare che lo scivolone era stato archiviato. Lo spogliatoio era la forza, Gabriel invece era la miccia: in un attimo si accendeva. Era un fuoriclasse assoluto, uno dei primi cinque attaccanti più forti del mondo, quasi inarrivabile da chiunque”.
“Giocavamo tutti per lui e lui sapeva solo segnare: non ha caso è ancora il miglior marcatore della Fiorentina”
Ha anche aggiunto: “A lui bastava segnare, non è un caso che sia ancora oggi il miglior marcatore della Fiorentina. Ha realizzato reti bellissime, ma anche diverse assolutamente normali: alla fine, contano i numeri e la sua fame lo ha portato lontanissimo. Giocavamo tutti per lui. Noi sapevamo quanto il suo potenziale potesse essere decisivo per tutti noi: quando il pallone arrivava a lui e scaricava verso la rete, la sua era una sentenza”.
“E' stato costretto a lasciare la Fiorentina. Solo Haaland può avvicinarsi a lui”
Ha parlato anche dei tanti paragoni con gli attaccanti di adesso: “Per vincere uno scudetto, però, dovette andarsene alla Roma: fosse stato per lui, non avrebbe mai lasciato Firenze e la Fiorentina, ma non poté fare diversamente. La Coppa Italia e la Supercoppa italiana che sollevò l’anno dopo non gli bastavano. L’unico che può avvicinarsi a Batistuta è Haaland. Campioni come lui non si fabbricano: ci sono le doti, questo è l’assunto di base, ma poi su queste devi lavorare”.
“Kean? Allegri non è un visionario, se lo ha fatto giocare a 16 anni..”
Ha poi concluso parlando di Moise Kean: “Quello che conta, adesso, è che la Fiorentina, che dopo la cessione di Vlahovic non aveva più trovato un terminale offensivo in grado di fare la differenza, può aiutarlo a crescere. E’ un classe 2000 ed ha debuttato in A a poco più di 16 anni e mezzo, con Allegri. Max non è un visionario, ci aveva visto subito del talento, ma questo non basta per diventare un grande e fare la differenza”.