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Che la Fiorentina non abbia una squadra da Champions League è abbastanza evidente. Ma sicuramente, nemmeno da tredicesimo posto con zona retrocessione a cinque punti di distanza. Semplicemente si è verificata una situazione in cui i giocatori e l'allenatore non sono compatibili. E a tal proposito si potrebbe discutere di un mercato mal realizzato, ma forse in questo momento conviene concentrarsi su altro. Ovvero, su ciò che da sempre avviene quando una squadra entra in crisi (e la Fiorentina lo è a tutti gli effetti): cambiare il tecnico. Fosse solo per dare una scossa, per far vedere che la società non è soddisfatta. Confermare a prescindere Montella significa che va bene così, che è solo un periodo negativo, che passerà. Ma tutto questo non può che condizionare negativamente i giocatori, che rendono poco in quanto non spronati a fare di più. Potremmo poi ragionare del perché giochi titolare un prestito come Ghezzal e non un giovane nostro come Sottil. O del perché a dodici minuti dalla fine, sotto di due gol, entra Pedro ed esce Vlahovic anziché farli rimanere entrambi in campo per il forcing finale. Ma non servirebbe a niente, perché questi interrogativi e simili ce li poniamo ormai da più di un mese. Per adesso la società, e ieri sera lo ha fatto Pradè, continua a confermare la fiducia in Montella. Ma forse Commisso le sue valutazioni le sta facendo, perché la situazione rischia di compromettersi. La Serie B è vicina, signori, e purtroppo non è una battuta.


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