Nel calcio le minestre riscaldate non funzionano quasi mai: a Pradè (e Montella) il compito di invertire la tendenza
A molti non piacciono le ministre riscaldate, e bisogna dire che in effetti nel calcio difficilmente funzionano. Il ritorno di Daniele Pradè, però, potrebbe avere riscontri diversi. Basta pensare al suo passato in viola, e a quel metodo di lavoro che tanto ha fruttato durante il primo triennio di Montella. In particolare il direttore sportivo della Fiorentina si fece apprezzare per dei colpi di poco effetto ma efficaci. A partire da Gonzalo e Borja Valero, entrambi retrocessi col Villareal e assoluti protagonisti, invece, a Firenze. Oppure Aquilani e Pizarro, centrocampisti che tutti davano per finiti e che invece hanno rappresentato una risorsa essenziale. Senza dimenticare Luca Toni, preso l'ultimo giorno di mercato e capace di mettere ben otto sigilli in campionato, pur non essendo la prima scelta per l'attacco. Per non parlare ovviamente di Mario Gomez, Giuseppe Rossi e Joaquin, giocatori di spessore internazionale che probabilmente pochi avrebbero pensato di vedere a Firenze. Oltre a quelli citati, la coppia Pradè-Macia portò anche tanti altri giocatori utili alla causa, contribuendo a fornire una valutazione più che positiva del loro operato. In teoria con Commisso le risorse economiche non mancheranno, e questo non potrà che agevolare il lavoro del nuovo direttore sportivo. Le minestre riscaldate nel calcio non funzionano quasi mai: a Pradè (e Montella) il compito di invertire la tendenza.