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Tre politici, tre movimenti diversi e anche tre posizioni differenti sullo stadio Artemio Franchi e il suo destino. La giornata di ieri è stata, tanto per cambiare, campale in questo senso.

C'è l'ex premier e leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ha tirato in ballo il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso. La sua teoria è essenzialmente questa: si stabilisca che la necessità di rifare un impianto venga prima del vincolo della Soprintendenza (emendamento Renzi) e così potranno essere abbattute le curve del Franchi così come voleva fare il numero uno viola (progetto presentato a suo tempo a firma Casamonti).

"Commisso ha presentato un progetto serio - ha detto Renzi - poi se non lo vuole fare è un altro discorso: non credo però che se quel progetto torna d’attualità, dica per ripicca “no, non lo faccio".

Per il presidente della Regione Toscana, esponente del PD, Eugenio Giani, la strada è essenzialmente già tracciata. 130 milioni di euro sono comunque in arrivo mentre quelli che verrebbero a mancare (ovvero i famosi 55 milioni, rivalutati a 71) "dobbiamo fare tutto quanto è possibile per recuperarli riuscendo a trasmettere il messaggio che non si va ad intervenire su uno stadio, ma su un’opera pubblica importante". Altrimenti il progetto verrà ridimensionato in parte.

Infine c'è il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, leader della Lega che da sempre ha preso le distanze da un intervento pubblico sul Franchi e che sull'argomento ha voluto ribadire che per lui "i soldi debbono metterceli i privati" e che "i soldi del Pnrr, almeno quelli sotto la mia responsabilità, li sto usando per altro".

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