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C’era una volta in cui lo stadio ‘Artemio Franchi’ di Firenze ero zeppo di persone, di tifosi. Tutti pigiati, sudati e felici per “una delle tante” partite della stagione. C’era una piccola differenza, però, rispetto a tutte le altre volte in cui la squadra aveva avuto in programma una partita. Mancava la protagonista del prato di verde natura dipinto. Non c’era la Fiorentina.

Eh sì, perché la Viola era partita. Fuggita per “una delle tante” trasferte stagionali. Questa volta, per giunta, pure in campo internazionale. Approdata in quella che un tempo era la terra dei cechi e degli slovacchi, ma che adesso è rimasta nelle mani soltanto dei primi. Ma cosa ci faceva la Fiorentina a Praga quando la maggior parte dei suoi sostenitori era rimasta a casa?

Beh, la risposta è presto detta: la squadra di giglio griffata era in missione. Per scrivere una pagina di storia che, ad ogni modo, sarebbe rimasta negli annali. E dato che l’impianto estero non era in grado di contenere tutta la passione delle decine di migliaia di cuori viola, il Comune di Fiorenza si era dotato per far accendere le luci dell’Artemio per l’ultima volta. In una stramba serata di giugno che nessuno si sarebbe potuto dimenticare.

A questo punto della storia vi starete chiedendo cos’è successo alla fine dentro a quel calderone stracolmo di palpitazioni seppur privo di sfere ruotanti. In questo preciso momento, tuttavia, l’esito finale non ci sfiora nemmeno. Vi basti sapere che il 7 giugno 2023 le televisioni fiorentine non erano in gran misura sintonizzate sulle frequenze dell’Eden Arena. Perché, fra chi in viale Manfredo Fanti, chi sul pratone delle Cornacchie, e chi ovviamente nel luogo del (mis)fatto, pochissimi schermi luminosi erano rimasti accesi in solitudine.

Quella notte, difatti, l’italo-americana non scese in campo da sola. Combatté l’ultima battaglia spinta da tutte quelle anime che avevano scelto di seguire l’appuntamento dell’anno INSIEME. Insieme a Biraghi, a Italiano, a Commisso e Barone. A Terzic, Saponara, Burdisso e Pradè. Perché nella notte in cui le luci del Franchi non vennero fatte brillare per i suoi classici attori, il NOSTRO Stadio aveva deciso di accogliere tutti coloro che avevano lasciato il corpo a FIRENZE e il cuore a Praga.

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