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Il gol di un giocatore ceco, Antonin Barak, porta la Fiorentina a Praga e sembra davvero un romanzo. Sognata, voluta e conquistata nella maniera più incredibile questa finale, che rende la squadra viola l'unica italiana ad aver giocato l'ultimo atto di tutte le competizioni europee esistite: Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe, Coppa UEFA e adesso Conference League. La Fiorentina piega un Basilea che in 210 minuti non ha mai provato a fare la partita, segnando tre gol più che altro per gentile concessione degli avversari.

Alla fine, però, giustizia è stata fatta. Perché nel calcio la difesa è un valore, lo dimostra la Roma di Mourinho che è volata a Budapest grazie a uno 0-0 a Leverkusen, ma stavolta persino i rigori sarebbero stati una punizione troppo dura per la Fiorentina. Se al Franchi i viola avevano faticato a rendersi pericolosi, al St. Jakobs Park hanno dominato facendosi trascinare dai loro leader tecnici. Milenkovic e Amrabat monumentali, Biraghi crossatore instancabile, Bonaventura sontuoso, Nico Gonzalez decisivo quando conta come i grandi giocatori, Barak provvidenziale.

A un certo punto la porta sembrava stregata, ma nei romanzi esistono certi personaggi chiamati "dinamici", quelli che cambiano nel corso della narrazione. E allora Jovic, che si era appena divorato due pasti completi a pochi metri dalla porta, ha deciso di fare una piccola quanto decisiva sponda mettendo la sua firma nel gol che ha mandato la Fiorentina in Paradiso. Abbiamo urlato tutti in quel momento, qualcuno forse si è inimicato i vicini, ma non poteva essere altrimenti. Goduria, liberazione, lacrime. La storia continua, a Praga l'ultimo capitolo.  

Barak segna all'ultimo minuto dei tempi supplementari e porta la Fiorentina in finale di Conference League a Praga
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