Maneggiare con cura
12 gol in 26 partite, di cui ben 11 negli ultimi 16: Dusan Vlahovic si sta prendendo la Fiorentina a forza di gol. La partita di sabato contro il Benevento potrebbe essere la svolta per la sua carriera, quella in cui il serbo ha messo in mostra tutte le sue qualità. Senso del gol, forza fisica e un mancino micidiale: queste le caratteristiche migliori del classe 2000, che nei 5 top campionati europei è secondo soltanto al mostro Haaland per gol segnati da giocatori nati nel nuovo millennio.
In stagione Vlahovic segna un gol ogni 161’, un dato niente male considerato soprattutto che da solo regge tutto il peso dell’attacco della Fiorentina. Meritandosi anche gli elogi di coloro che qualche mese fa lo criticavano, nella speranza che non tornino a farlo se il serbo dovesse restare a digiuno nelle prossime uscite. I meriti della sua crescita vanno divisi tra la società, che ha puntato su di lui senza acquistare un altro attaccante importante, e Prandelli, che fin dal suo ritorno a Firenze gli ha dato fiducia massima.
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Il difficile, però, arriva adesso. Sia dentro che fuori dal campo. Vlahovic sarà tenuto ancora più in considerazione dalle difese avversarie: toccherà alla squadra metterlo nelle migliori condizioni possibili per fare gol. Spaventano anche le sirene di mercato sempre più forti, accentuate dal contratto in scadenza nel 2023 che mette la Fiorentina spalle al muro. La società dovrà fare il possibile – e forse anche l’impossibile – per rinnovargli l’attuale accordo: non sarà facile, ma perdere Vlahovic dopo averci puntato con così tanta forza sarebbe un grande rimpianto.