Da Monza brutti, a tratti bruttissimi, segnali. Ma niente disfattismi, almeno in questo momento
Perdere una gara che dopo poco più di dieci minuti sembrava già in cassaforte scoccia e non poco. È quanto è successo alla Fiorentina domenica scorsa, crollata sul campo del Monza, dopo aver guadagnato un doppio vantaggio pronti-via. Il crollo fisico - e forse anche mentale - della banda gigliata ha permesso ad un avversario senza più obiettivi di approfittarsi di qualche disattenzione individuale di troppo. L’errore in uscita, ancora una volta, di Terracciano, la giornata decisamente NO di Martinez Quarta e la superficialità di Amrabat sono soltanto alcuni degli errori da matita blu che hanno chiuso la questione-campionato per la Viola. Chiuso sì, perché con la restituzione dei punti alla Juventus e la considerevole distanza dall’attuale settimo posto, alla Fiorentina non restano che le Coppe. Ma non si tratta certo di obiettivi secondari!
Tantissimi altri club farebbero la fila per avere ciò che la squadra di Italiano può vantare in questo momento. Ossia, intravedere l’atto finale di due competizioni che in molti snobbano, ma che, se portate a casa, riempirebbero Firenze di una gioia indescrivibile. Quindi sì, i bruschi stop contro Lech Poznan e Monza devono essere due campanelli d’allarme, ma esclusivamente per squadra e giocatori.
I tifosi possono dormire sogni tranquilli. Nulla è ancora perduto né tantomeno questo è il momento di buttare tutto all’aria. L’Europa dal campionato quest’anno è sempre stata un’utopia e il solo fatto di esservisi riavvicinati nelle ultime settimane dovrebbe essere motivo d’orgoglio. Adesso, bisogna riguardare gli errori commessi negli scorsi giorni e resettare soltanto ciò di poco buono visto nelle due sconfitte, arrivate dopo una lunghissima striscia positiva. Perché la Fiorentina, che ha continuato a dimostrare di saper trovare la porta con facilità, è viva. E non ha certo bisogno di falsi psicodrammi lanciati da chi non aspettava altro che certi problemi tornassero a galla. Per cui, cari disfattisti, la porta è quella là. Ma la vostra non conduce all’Europa come quella di chi non smetterà mai di credere in Vincenzo Italiano.
Tantissimi altri club farebbero la fila per avere ciò che la squadra di Italiano può vantare in questo momento. Ossia, intravedere l’atto finale di due competizioni che in molti snobbano, ma che, se portate a casa, riempirebbero Firenze di una gioia indescrivibile. Quindi sì, i bruschi stop contro Lech Poznan e Monza devono essere due campanelli d’allarme, ma esclusivamente per squadra e giocatori.
I tifosi possono dormire sogni tranquilli. Nulla è ancora perduto né tantomeno questo è il momento di buttare tutto all’aria. L’Europa dal campionato quest’anno è sempre stata un’utopia e il solo fatto di esservisi riavvicinati nelle ultime settimane dovrebbe essere motivo d’orgoglio. Adesso, bisogna riguardare gli errori commessi negli scorsi giorni e resettare soltanto ciò di poco buono visto nelle due sconfitte, arrivate dopo una lunghissima striscia positiva. Perché la Fiorentina, che ha continuato a dimostrare di saper trovare la porta con facilità, è viva. E non ha certo bisogno di falsi psicodrammi lanciati da chi non aspettava altro che certi problemi tornassero a galla. Per cui, cari disfattisti, la porta è quella là. Ma la vostra non conduce all’Europa come quella di chi non smetterà mai di credere in Vincenzo Italiano.
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