L'anima paradossale della Fiorentina? E' Amrabat ma non chiedetegli di fare anche il regista
Chi se lo immaginava non solo devastante fisicamente ma anche in enorme, stupefacente, crescita in fase di costruzione, in grado di fare sia il Pizarro che il De Rossi sarà rimasto deluso ma forse perché non lo ha mai seguito ai tempi di Verona. Sofyan Amrabat, dopo due anni di gran difficoltà causata anche da guida tecnica e contesti tattici improponibili, ha finalmente espresso il suo lato migliore, quello del combattente con forza fisica e intensità. Tanto che perfino da centrale difensivo adattato, a Istanbul è risultato tra i migliori. Lui l'anima e la prestazione ce le mette più o meno sempre, chiaro che contro avversari contro cui c'è da combattere emerga molto di più di quanto c'è da costruire.
Ma questo è il segreto di Pulcinella, perché il marocchino le doti per creare, inventare, velocizzare il gioco non le ha mai avute, a dispetto dei facili entusiasmi dopo i test con Real Vicenza o Triestina. Finché però tali convinzioni restano sugli spalti ci si può passare anche sopra, il problema è quando sbarcano nelle stanze che contano a livelli decisionale. Non è neanche questione di Torreira ma di sovradimensione che si è voluto attribuire ad Amrabat, che a prescindere da ciò che ne dice 'calcesemente' Italiano, il regista non può certo farlo. Specialmente in una squadra totalmente priva di fantasia davanti. L'anima della Fiorentina in questo momento è lui ma occhio a non inanimare anche lui con pretese che sovrastano le sue possiblità.