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Amore e odio, è la classica ambivalenza di valori quella che definisce il rapporto tra Rocco Commisso e le istituzioni, in particolare con la Soprintendenza guidata a Firenze da Andrea Pessina. Fatto salvo per la felice collaborazione sul progetto del centro sportivo a Bagno a Ripoli, i vincoli imposti dall'ente per la tutela artistica e paesaggistica di fatto hanno limitato fin da subito i piani d'azione del patron Usa. Ieri Commisso ci è andato giù piuttosto duro: "Il soprintendente si occupi di monumenti, non di stadi", a lasciar intendere che di monumento, nel "Franchi" odierno, Rocco non ci vede proprio niente. Aldilà del merito architettonico, che non spetta né a lui, né tantomeno a noi giudicare, quel che si apre potenzialmente è un paradosso enorme: quello per cui l'intoccabilità dell'impianto di Nervi non rischi di ritorcersi contro alla struttura stessa. In sostanza, se la Fiorentina troverà una sua nuova casa altrove che se ne farà Firenze di uno stadio da 47.000 posti? Come potrà essere "riciclato" un impianto intoccabile e i cui oneri di mantenimento peserebbero a quel punto inesorabilmente sulle casse del Comune (senza più l'affitto pagato dal club viola)? Tutte domande che si materializzeranno se davvero la strada per Campi prenderà corpo nei prossimi mesi. Anche perché ora di Pessina, il patron viola ne vorrebbe sentir parlare il meno possibile.


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