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Belotti esulta dopo il gol al Frosinone. Foto: Fanfani/Fiorentinanews.com
Belotti esulta dopo il gol al Frosinone. Foto: Fanfani/Fiorentinanews.com

Lasciando da parte i vecchi detti sulla scelta del centravanti, equiparata a quella della moglie, la storia del calcio insegna che a cambiare le sorti di partite e stagioni sono il più delle volte proprio i numeri nove, secondo quella banale ma basilare regola per cui l'obiettivo del gioco resta poi sempre quello di buttare la palla in rete.

Eppure nella gestione del dopo-Vlahovic, di tale concetto ci se ne è quasi del tutto fregati, considerato il livello dei profili giunti a Firenze. E non a caso, la Fiorentina da allora latita e non ha mai trovato una reale soluzione. Un reale punto di rottura, che non fosse una toppa o una scommessa. Un giocatore insomma dall'esborso e dalla resa importante.

La cronaca degli ultimi 6 mesi, dal momento dell'ennesimo restyling del reparto, racconta di un calciatore palesemente sotto livello (Nzola) e di un altro palesemente fuori ruolo (Beltran) spacciati per centravanti titolari. Inevitabile tentare di correre ai ripari con uno come Belotti che, pur non essendo un fuoriclasse, è comunque un ‘normalizzatore’, uno del mestiere quantomeno. Se vogliamo un'altra toppa, considerato anche il prestito secco, ma almeno garanzia di un certo tipo di interpretazione del ruolo.

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