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Continuiamo a seguire in diretta l’evoluzione del quadro clinico di Edoardo Bove e, per un approfondimento della situazione, Fiorentinanews.com ha contattato il Professor Enrico Castellacci, ex medico della nostra Nazionale e luminare nel campo della medicina dello sport.

Le prime ricostruzioni parlavano di arresto cardiaco, ma successivo ad una crisi epilettica (al contrario di un'aritmia, di cui si è parlato dopo). È un quadro possibile?

“Teoricamente sì, una crisi epilettica provoca un aumento della frequenza cardiaca e questo può portare anche ad un arresto cardiaco”.

Dai primi due bollettini, ci conferma che possiamo tirare un sospiro di sollievo per la salute dell’uomo? Ci possono essere, inoltre, degli elementi positivi che possano donare ottimismo anche sul futuro professionale di Edoardo Bove?

“Per quanto riguarda la prima domanda penso proprio di sì. Stamattina è stato svegliato e poi estubato; inoltre, ha parlato con familiari e amici e questo deve renderci tutti felici. È un campione, vero, ma è anche un giovane uomo di 22 anni, che poteva andare incontro a conseguenze ben più negative. Per capirne di più sul suo futuro da calciatore dobbiamo, invece, attendere un altro po’. Per adesso non sono né pessimista e né ottimista".

Quanto Professore? Per una diagnosi più precisa quanto tempo ci vorrà?

“Intanto, faccio i complimenti ai colleghi del Careggi per come si stanno muovendo. Sicuramente per effettuare tutti gli esami strumentali ci sarà bisogno di qualche giorno. Si tratta di esami sofisticati e profondi, per ricavarne una diagnosi precisa, perché ora si può presupporre questo o quell’altro. Qualche giorno e ne sapremo certamente di più".

In Italia c’è una normativa severa sull’idoneità sportiva in confronto ad altre nazioni, vedi il caso Eriksen, che è finito a giocare in Inghilterra. Si sente di condividere al 100% le nostre regole?

“Al 101% condivido la nostra idoneità sportiva, che rappresenta un passaporto per la vita. Ora che poi non abbiamo più gli screening di medicina scolastica e quello della leva militare, diventata su base volontaria, l’unico che è rimasto è quello sportivo. I genitori e tutti gli addetti ai lavori non devono considerare l’idoneità sportiva una rottura di scatole, bensì, ripeto, un passaporto per la vita. Sono felice che all’estero le nostre politiche vengano considerate rigide, perché anche se possono contribuire a salvare una sola vita umana (magari di fronte a diversi ragazzi fermati), tale situazione rappresenta un grande successo”.

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