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Confesso di appartenere a quella schiera di tifosi che quando un giocatore della Fiorentina viene convocato in Nazionale, ha come primo pensiero: “Speriamo non si infortuni” e solo in subordine sono interessati, se gioca, ad una buona prestazione. Sì, siamo tifosi un po’ egoisti. Più campanilistici che patriottici. Con maggiore attaccamento alla maglia viola rispetto a quella azzurra. 

Per questo quando Kean (e pure Kayode) ha lasciato il ritiro della Nazionale per un problema fisico mi sono preoccupato parecchio per il malanno, per niente per il forfait. Pare che il mal di schiena che ha colpito il giocatore non sia terribile. Insomma, Kean a Lecce potrebbe esserci senza avere scorie di partite in Nations League.

Dipendenza

Purtroppo la Fiorentina, al momento, appare Kean-dipendente. Anche se il centravanti non ha segnato a raffica (due gol in sette gare di campionato) e ha pure sbagliato un rigore, il suo apporto alla manovra risulta sempre decisivo. In campo sfodera una ferocia agonistica, sostenuta da un fisico adeguato, che crea problemi a qualsiasi avversario, perfino ai difensori più ruvidi.

Fattore K

Il problema è che una Fiorentina senza il “Fattore K” avrebbe difficoltà a stare in piedi. Un vice non è stato acquistato. Un sostituto in rosa non c’è e chi è stato provato e riprovato in quel ruolo, non ha fornito risposte convincenti. Speriamo che il malanno sia passeggero e che Moise non becchi neanche un raffreddore altrimenti sarebbero dolori per la squadra ancor più che per la sua schiena.

Ora sta a lui…

E poi speriamo che chi lo raccontava come un giovanotto poco incline al sacrificio e assai più dedito a “passatempi” goderecci (ecco le non brillanti prestazioni a Juventus e Everton) si sia sbagliato. Sta a Kean decidere se indossare degnamente la maglia numero 9 (anche se sulle spalle ha il 20) che fu di Batistuta (e pure quella della Nazionale) oppure se diventare l’ennesimo Lucignolo del calcio. 

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