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Gilardino, Palladino, Farioli, De Rossi, Guardiola, Mandrake e chi più ne ha più ne metta. Inevitabilmente, da qui fino alla fine della stagione, non si farà di che parlare del prossimo allenatore della Fiorentina. Ma oggi vogliamo fare un focus su un tecnico che, non necessariamente per causa propria, si è fatto esonerare appena qualche settimana fa.

Un profilo da non scartare a prescindere

Ci stiamo riferendo ad Alessio Dionisi, per anni a Sassuolo, licenziato da Carnevali e il board dirigenziale a seguito dalla penuria di punti racimolati in questa Serie A. L’avventura dell’ex Venezia e Empoli, alla guida della panchina più prestigiosa da quando allena, è stata interrotta per tentare disperatamente di rilanciare una squadra che, tuttavia, mostrava ben altri problemi rispetto alla guida tecnica. Il flop totale della non-conferma di Laurienté, una difesa che troppo spesso si è dovuta affidare alla “tecnica” di Ruan Tressoldi, per non parlare della travagliatissima, nonché sfortunatissima, stagione di Mimmo Berardi, leader quasi-spirituale dalle parti del Mapei Stadium.

Ma Dionisi è, è stato, ben altro. È un allenatore che si è affermato sulla panchina toscana del patron Corsi, uno che di calcio se ne intende e che ha sempre accompagnato la crescita di “ragazzi”, che fossero calciatori o tecnici. E, in effetti, la prima stagione a Reggio Emilia aveva lanciato segnali entusiasmanti, sorretta da un reparto offensivo che faceva invidia a mezza Serie A (compresa la Fiorentina di Commisso e Barone, infatuatosi di Berardi e Laurienté, appunto). Dunque, a questo punto ci si domanda: perché, quello di Dionisi, non sarebbe un profilo idoneo a continuare la linea intrapresa da Italiano?

La continuità che servirebbe per il post-Italiano

A differenza di Farioli, per fare un esempio con un altro nome che è uscito in questi mesi, Dionisi predica un calcio decisamente più spregiudicato, fatto di tanto possesso palla e altrettanto pressing per recuperare subito la sfera. Inoltre, i numeri parlano chiaro: il suo Sassuolo, nelle 107 gare che ha guidato, si è sempre distinto per un totale di reti che lo avvicinano alle migliori squadre d’Europa. A fronte – ci mancherebbe non menzionarla – di una retroguardia che è stata sommersa più e più volte, anche in maniera piuttosto ingenua; con la doverosa considerazione, però, che concerne sempre quel pacchetto arretrato composto dai vari Consigli, Erlic, Ferrari e una lunghissima sfilza di terzini che sono stati cambiati e ricambiati ogni anno.

Chi, come il sottoscritto, ha ancora in testa quel Fiorentina-Sassuolo (2-2) del dicembre del 2021, sa bene dove vuole arrivare la tesi di questo scritto. La carriera di Dionisi è stata tutt’altro che bruciata da questa maldestra stagione (piuttosto, le colpe andrebbero ricercate in quella dirigenza che se l’è sempre sentita come ‘la bottega più raffinata d’Italia’, senza agevolare – nel concreto - il lavoro del proprio leader tecnico). 4-3-3, ma spesso anche lo stesso 4-2-3-1 di Italiano, con una spiccata preferenza per il tridente offensivo e tanto, ma veramente tanto, spazio alla creatività in mezzo al campo (Frattesi e Boloca, per far solo due esempi). Certo, Dionisi non ha ancora raggiunto la maturità difensiva che contraddistingue Italiano (altrimenti il suo esonero forse non sarebbe arrivato), ma non si tratta certo di un’opzione da scartare a priori. La dirigenza della Fiorentina sta cercando un profilo giovane, con idee innovative e coraggiose, per garantire il giusto, e meritato, proseguo del lavoro di Italiano. E quale miglior “idea” se non quella concepita nelle viscere del bel Sassuolo di Carnevali?

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