Margiotta Nervi a FN: “L’Artemio Franchi non si tocca. Nessuno ha mai detto che non si può rimodernare. Va trattato con più rispetto”
Studia il passato se vuoi prevedere il futuro diceva Confucio. Studia il passato ma del futuro non c'è certezza potremmo dire per lo Stadio Artemio Franchi. Dopo anni di lotte politiche, documenti, intenzioni, era ripartita la corsa al Nuovo Franchi guidata dal Presidente della Fiorentina Rocco Commisso.
Il Coronavirus e la burocrazia italica hanno placato tutto, ma la situazione è ancora in divenire con Campi alla porta. Intanto però, le recenti dichiarazioni del Presidente, hanno smosso gli animi in città e nelle stanze della politica romana.
Domani la Fiorentina scenderà in campo, esattamente dove ogni volta: allo Stadio Comunale Artemio Franchi. Perchè tra smontatori, innovatori, supporter campigiani c'è anche chi ama lo Stadio Artemio Franchi e vuole salvarlo. Abbiamo, infatti, contattato Elisabetta Margiotta Nervi, Segretaria Generale della Pier Luigi Nervi Association, che ha recentemente promosso la petizione "Salviamo il Franchi"
Ci racconta il lavoro della Pier Luigi Nervi Association? Perchè si è costituita questa associazione e da dove nasce? Nervi ha progettato quella che è l'attuale casa della Fiorentina...
Il Franchi non è stato solo progettato da Pier Luigi Nervi, ma anche costruito. Questa è la cosa interessante ed è uno dei motivi che rende questa opera così speciale. Pier Luigi Nervi si può dire che, oltre che progettista, è stato soprattutto maestro costruttore. Era un progettista che costruiva le proprie opere, un qualcosa che con la legge attuale italiana non potrebbe più esistere: un progettista non può oggi anche costruire e questo rende le sue opere ancora più interessanti. Nervi sperimentava le proprie soluzioni progettuali evolvendo un linguaggio costruttivo; è stato un pioniere che si inseriva nel solco di una tradizione gloriosa dei grandi costruttori italiani.
Nervi è stato progettista, costruttore ma anche insegnante, sperimentatore, è stato uno dei fondatori del laboratorio dell'ISMES a Bergamo, è stato uno scrittore. Pier Luigi Nervi è stato una figura polivalente ed abbiamo dedicato il nostro lavoro, come Pier Luigi Nervi Project Association, nel diffondere la conoscenza e la tutela delle sue opere.
Avete promosso una petizione denominata "Salviamo il Franchi", che obiettivi vi ponete e perchè?
Nell'Articolo 9 della Costituzione si legge: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione".
La Repubblica Italiana siamo noi. Noi cittadini e le istituzioni che ci rappresentano. Qui, nel caso dello stadio, questo principio statuito nella nostra Costituzione sembra essere messo in grave pericolo.
Lo Stadio Artemio Franchi, giustamente e ancora, è lo stadio della Fiorentina. Tutte le domeniche la Fiorentina ci gioca e, fino a prima del covid, i tifosi si affollavano sugli spalti. Ma è anche un monumento. Un monumento della storia dell'architettura italiana e della storia della cultura del nostro paese.
Con questo fatto bisogna farci i conti e va considerato come un oggetto architettonico che ha segnato tutta la progettazione di stadi in tutto il mondo; è un'opera capitale.
A Lady Radio Antonio Natali (ex Direttore degli Uffizi ndr) definì il Franchi Capo d'opera, questa è una bellissima espressione. Nella cultura rinascimentale questo era il modello che il maestro realizzava e al quale tutti gli allievi della bottega si riferivano. Lo stesso si può dire del Franchi, è stato il Capo d'opera degli stadi nel mondo. Bisogna trattarlo con un po' di rispetto.
Questo cosa vuol dire? Assolutamente non quello che si è detto fino ad oggi. "Eh se è un monumento non si tocca, non si può rimodernare". Ma chi lo ha detto? Non lo ha mai detto il Sovrintendente Andrea Pessina, nessuno di noi l'ha detto, nessuno che conosce ed apprezza l'opera l'ha mai detto. Il Franchi deve vivere nel proprio tempo, certamente, ma questo non significa distruggerlo.
Sono rimasta allibita delle parole che Rocco Commisso ha voluto spendere in radio nella giornata di mercoledi, per la violenza e per il linguaggio utilizzato. Posso ben capire che Commisso possa disporre dei propri soldi ed abbia strategie per la squadra. E' suo diritto e dovere in quanto proprietario della Fiorentina.
Bisogna pero’ venire a patti col fatto che il Franchi non si può distruggere, questo deve essere ben chiaro. Non perchè lo dico io che non sono nessuno, ma perchè è statuito in tutti i manuali di storia dell'arte del mondo; è un dato di fatto.
Ragionare con la logica dei buoni e cattivi non mi sta bene, non è civile. Da una parte c'è il patron che vuole solo il bene dei tifosi, quindi è nel giusto; dall'altra ci sono i cattivi che non glielo vogliono far fare, perché vogliono mantenere questo oggetto che è stato costruito nel 1932, e quindi si butta giù. Quando mai l'Italia è dovuta stare a guardare un simile spettacolo?
La terribile conferma di ciò che sospettavamo, poi, è arrivata quando abbiamo appreso dai giornali della lettera della Fiorentina e del Comune indirizzata al Ministero dei Beni Culturali, alla Direzione dell'Architetto Galloni nella quale si richiede di individuare gli elementi da salvare, ma stiamo scherzando? Il Franchi non si tocca! Bisogna lavorare su ciò che c'è per renderlo adeguato alle sue funzioni, e su questo posso dire che abbiamo la prova che si può fare.
Il caso del Flaminio a Roma ne è l'esempio. La Getty Foundation ha sovvenzionato un raggruppamento di soggetti con La Sapienza, la Pier Luigi Nervi Project Association e Do.Co.Mo.Mo. Italia per realizzare un piano di conservazione. Cosa è? E' uno “strumento” che viene messo a disposizione della proprietà e di chi sia interessato a riqualificarlo. Sono schede nelle quali sono riportati i criteri individuati dalla ricerca che permettono a chi realizzerà il progetto di adeguarlo alle esigenze moderne, pur rispettandone la natura. E' uno strumento utile e di servizio per chi lo vuole mettere a norma. E' un qualcosa che si può fare per il Franchi, anche in maniera più facile rispetto al Flaminio.
Il Flaminio, infatti, si trova in degrado ed abbandono. Il Franchi, a parte l'età, sta benissimo. Fino a prima del Covid ci si andava in 30-40 mila persone, va restaurato ma questo non significa che non si possa mettere a norma. Questa narrazione che lo stadio cade a pezzi e va buttato giù è una menzogna.
Il Coronavirus e la burocrazia italica hanno placato tutto, ma la situazione è ancora in divenire con Campi alla porta. Intanto però, le recenti dichiarazioni del Presidente, hanno smosso gli animi in città e nelle stanze della politica romana.
Domani la Fiorentina scenderà in campo, esattamente dove ogni volta: allo Stadio Comunale Artemio Franchi. Perchè tra smontatori, innovatori, supporter campigiani c'è anche chi ama lo Stadio Artemio Franchi e vuole salvarlo. Abbiamo, infatti, contattato Elisabetta Margiotta Nervi, Segretaria Generale della Pier Luigi Nervi Association, che ha recentemente promosso la petizione "Salviamo il Franchi"
Ci racconta il lavoro della Pier Luigi Nervi Association? Perchè si è costituita questa associazione e da dove nasce? Nervi ha progettato quella che è l'attuale casa della Fiorentina...
Il Franchi non è stato solo progettato da Pier Luigi Nervi, ma anche costruito. Questa è la cosa interessante ed è uno dei motivi che rende questa opera così speciale. Pier Luigi Nervi si può dire che, oltre che progettista, è stato soprattutto maestro costruttore. Era un progettista che costruiva le proprie opere, un qualcosa che con la legge attuale italiana non potrebbe più esistere: un progettista non può oggi anche costruire e questo rende le sue opere ancora più interessanti. Nervi sperimentava le proprie soluzioni progettuali evolvendo un linguaggio costruttivo; è stato un pioniere che si inseriva nel solco di una tradizione gloriosa dei grandi costruttori italiani.
Nervi è stato progettista, costruttore ma anche insegnante, sperimentatore, è stato uno dei fondatori del laboratorio dell'ISMES a Bergamo, è stato uno scrittore. Pier Luigi Nervi è stato una figura polivalente ed abbiamo dedicato il nostro lavoro, come Pier Luigi Nervi Project Association, nel diffondere la conoscenza e la tutela delle sue opere.
Avete promosso una petizione denominata "Salviamo il Franchi", che obiettivi vi ponete e perchè?
Nell'Articolo 9 della Costituzione si legge: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione".
La Repubblica Italiana siamo noi. Noi cittadini e le istituzioni che ci rappresentano. Qui, nel caso dello stadio, questo principio statuito nella nostra Costituzione sembra essere messo in grave pericolo.
Lo Stadio Artemio Franchi, giustamente e ancora, è lo stadio della Fiorentina. Tutte le domeniche la Fiorentina ci gioca e, fino a prima del covid, i tifosi si affollavano sugli spalti. Ma è anche un monumento. Un monumento della storia dell'architettura italiana e della storia della cultura del nostro paese.
Con questo fatto bisogna farci i conti e va considerato come un oggetto architettonico che ha segnato tutta la progettazione di stadi in tutto il mondo; è un'opera capitale.
A Lady Radio Antonio Natali (ex Direttore degli Uffizi ndr) definì il Franchi Capo d'opera, questa è una bellissima espressione. Nella cultura rinascimentale questo era il modello che il maestro realizzava e al quale tutti gli allievi della bottega si riferivano. Lo stesso si può dire del Franchi, è stato il Capo d'opera degli stadi nel mondo. Bisogna trattarlo con un po' di rispetto.
Questo cosa vuol dire? Assolutamente non quello che si è detto fino ad oggi. "Eh se è un monumento non si tocca, non si può rimodernare". Ma chi lo ha detto? Non lo ha mai detto il Sovrintendente Andrea Pessina, nessuno di noi l'ha detto, nessuno che conosce ed apprezza l'opera l'ha mai detto. Il Franchi deve vivere nel proprio tempo, certamente, ma questo non significa distruggerlo.
Sono rimasta allibita delle parole che Rocco Commisso ha voluto spendere in radio nella giornata di mercoledi, per la violenza e per il linguaggio utilizzato. Posso ben capire che Commisso possa disporre dei propri soldi ed abbia strategie per la squadra. E' suo diritto e dovere in quanto proprietario della Fiorentina.
Bisogna pero’ venire a patti col fatto che il Franchi non si può distruggere, questo deve essere ben chiaro. Non perchè lo dico io che non sono nessuno, ma perchè è statuito in tutti i manuali di storia dell'arte del mondo; è un dato di fatto.
Ragionare con la logica dei buoni e cattivi non mi sta bene, non è civile. Da una parte c'è il patron che vuole solo il bene dei tifosi, quindi è nel giusto; dall'altra ci sono i cattivi che non glielo vogliono far fare, perché vogliono mantenere questo oggetto che è stato costruito nel 1932, e quindi si butta giù. Quando mai l'Italia è dovuta stare a guardare un simile spettacolo?
La terribile conferma di ciò che sospettavamo, poi, è arrivata quando abbiamo appreso dai giornali della lettera della Fiorentina e del Comune indirizzata al Ministero dei Beni Culturali, alla Direzione dell'Architetto Galloni nella quale si richiede di individuare gli elementi da salvare, ma stiamo scherzando? Il Franchi non si tocca! Bisogna lavorare su ciò che c'è per renderlo adeguato alle sue funzioni, e su questo posso dire che abbiamo la prova che si può fare.
Il caso del Flaminio a Roma ne è l'esempio. La Getty Foundation ha sovvenzionato un raggruppamento di soggetti con La Sapienza, la Pier Luigi Nervi Project Association e Do.Co.Mo.Mo. Italia per realizzare un piano di conservazione. Cosa è? E' uno “strumento” che viene messo a disposizione della proprietà e di chi sia interessato a riqualificarlo. Sono schede nelle quali sono riportati i criteri individuati dalla ricerca che permettono a chi realizzerà il progetto di adeguarlo alle esigenze moderne, pur rispettandone la natura. E' uno strumento utile e di servizio per chi lo vuole mettere a norma. E' un qualcosa che si può fare per il Franchi, anche in maniera più facile rispetto al Flaminio.
Il Flaminio, infatti, si trova in degrado ed abbandono. Il Franchi, a parte l'età, sta benissimo. Fino a prima del Covid ci si andava in 30-40 mila persone, va restaurato ma questo non significa che non si possa mettere a norma. Questa narrazione che lo stadio cade a pezzi e va buttato giù è una menzogna.
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