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Fra poche ore il calcio d’inizio di Rapid Vienna-Fiorentina, andata del playoff di Conference League. Un anno dopo aver superato quello contro il Twente, i Viola di Vincenzo Italiano si apprestano a ripetere una prestazione di forza, a meno di una settimana dalla ripresa della stagione. Certo, il poker rifilato al Genoa è sicuramente di buon auspicio per la partita di coppa, ma l’avversario austriaco avrà più minuti nelle gambe rispetto a Biraghi e compagni.

Tuttavia, il livello dei viennesi non si avvicina più di tanto a quello degli olandesi di Enschede. Sulla carta, dunque, si prospetta un doppio incontro più semplice, pur sempre con la consapevolezza di doverlo indirizzare già dal primo round. Che quest’anno arriverà in trasferta, in uno stadio sold-out, ma soprattutto privo di qualunque tifoso viola.

Strappare un risultato positivo (una vittoria con due o più reti di scarto) sarebbe il modo migliore, non solo per mettere un’ipoteca sulla qualificazione ai gironi, ma anche per indirizzare l’intera stagione. Disputare o meno, per il secondo anno di fila, una competizione europea significherebbe dare continuità ad un progetto che stenta a mostrarsi sul piano tecnico, mentre si è palesato pubblicamente su quello delle infrastrutture.

Ma un fantasmagorico Viola Park non basta. Anche, e non solo, per mantenerlo, serviranno i ricavi provenienti dalla Conference, una coppa in cui la Fiorentina ha già dimostrato di poter dire - ampiamente - la sua. E, se come dicono anche gli addetti ai lavori nazionali, questa rosa è stata rinforzata, allora “eliminare” il Rapid già in casa sua sarebbe il miglior modo per dare uno slancio anche alle ultime battute della campagna acquisti.

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