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Il clima calcistico fiorentino ormai è quasi più concentrato sulle dinamiche societarie che non sul campo, specialmente dopo le ultime uscite poco soddisfacenti degli uomini di Pioli. E allora ci si chiede se l'era dei Della Valle sia davvero ad un passo dalla chiusura o meno, stanti le difficoltà almeno apparenti nel trovare una proprietà sostitutiva di un certo calibro, disposta ad accontentare anche i fratelli marchigiani, che la Fiorentina non la vogliono certo svendere. A Fiorentinanews.com il direttore di SportEconomy, Marcel Vulpis, ha disegnato questo scenario: "La questione è complessa, nel senso che tolta la Juve, potenzialmente tutti i club italiani sono in vendita. Non vengono venduti per una serie di ragioni: intanto perché chi li ha acquistati non vuole solo il prezzo di vendita, vuole pure costo dell'avviamento, cioè una parte degli investimenti fatti fin qui. In più, spesso buona parte delle società hanno posizioni debitorie con banche e fornitori, chi entra diventa responsabile di questi oneri. Quindi oggi l'acquisizione di un club di calcio è molto complessa e la storia delle ultime acquisizioni ci insegna che solo un minuto dopo l'ingresso nella nuova società si capisce la reale posizione debitoria. Io non credo che i Della Valle cederebbero il brand Acf Fiorentina al prezzo di costo, vorrebbero una valorizzazione del loro impegno e questo porterebbe ad una crescita del prezzo. Per cui la Fiorentina potrebbe diventare non interessante per l'investitore di turno".

Ci sono altri ostacoli che rendono poco appetibile la Fiorentina sul mercato?
"Sì, ci aggiungiamo il limite territoriale, la Fiorentina è focalizzata su un territorio specifico e non ci sarà mai un'esplosione di tifosi viola in Italia e nel mondo. Una striscia di successi consecutivi potrebbe aumentare l'interesse ma parliamo di scenari impensabili ad oggi. Questo è un problema che aveva Cecchi Gori, ce l'hanno i Della Valle ora e ce l'avrà chiunque dovesse essere interessato a rilevare la società. Oggi acquistare la Fiorentina deve essere un gesto di passione per il territorio, Della Valle dovrebbe trovare un imprenditore fortemente radicato, per radici storiche e passionali, di tifo magari. Firenze non è una metropoli, ha limiti strutturali e geo territoriali, che non c'entrano nulla con la corretta gestione del club".

Si parla di una valutazione intorno ai 250 milioni: sono numeri giusti o la valutazione è un po' alta?
"La valutazione dipende da cosa vogliono fare con la Fiorentina, ci dovrebbe essere un imprenditore talmente evoluto da sapere che i primi 2-3 anni andrebbe in perdita. Questi mecenati oggi in Italia non esistono più. Potrebbe arrivare un investitore straniero, però serve un legame con banche internazionali. Non è detto che Firenze sia una destinazione ideale come proiezione economica, a meno che uno non abbia deciso di mettere sede in città, per cui il calcio diventerebbe un prodotto pubblicitario e collaterale. Nardella per altro non mi sembra un sindaco 'all'americana', in grado di attirare grandi investitori. Gli investimenti internazionali arrivano se una città ha grandi numeri, cosa che Firenze non ha. Ci vederei bene un imprenditore toscano, ripeto, magari in crescita, che volesse fare il boom con il calcio legandosi al marchio Fiorentina".

L'eventuale stadio nuovo potrebbe cambiare un po' le carte in tavola?
"Non è che a Udine e a Frosinone la gente si strappi la pelle per andare a vedere le rispettive squadre, per tutta una serie di motivazioni. Per cui alla fine la Fiorentina è come la Cappella Sistina, è un pezzo talmente unico, facente parte di una città unica, a cui servirebbe un antiquario come acquirente. Serve l'estimatore, più che l'investitore: il primo anno l'estimatore si innamora, a fine del primo bilancio però vedrebbe che a livello di incassi il gioco non vale la candela".

In chiusura, la sentenza Uefa che punito il Milan dopo il ripescaggio in Europa del Tas, a scapito della Fiorentina: ha davvero senso il Fair Play Finanziario?
"Per il principio, il Fair Play Finanziario è un progetto che idealmente ha un grande impatto, perché porta ad analizzare etica e conti a posto. Poi è chiaro che se vedo Psg e City fare sponsorizzazioni gonfiate, le regole diventano diverse a seconda dei club. Chi rispetta le regole come i Della Valle, viene penalizzato più di altri. In più, sul caso del Milan, trovo particolare che una decisione degli ispettori della Uefa possa essere ribaltata dal Tas di Losanna, semplicemente rivolgendosi ad avvocati bravissimi. È finito il Fair Play Finanziario così. In questo senso trovo che Della Valle non sia uno stupido nel suo stare attentissimo al tema dei costi: in confronto ad un cinese misterioso arrivato ad investire enormi quantità di denaro, il vincitore morale è lui".


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