Dall’Inferno al Paradiso, tutto in poche settimane: quando basta poco per far dimenticare il passato a una piazza che non vedeva l’ora di innamorarsi (ancora) di un centravanti vero
A volte basta poco. Oppure sembra che sia così, quando in realtà dietro c’è tanto lavoro e sudore. Potrebbe essere questa la storia di Arthur Cabral con la maglia della Fiorentina, arrivato più di un anno fa da semi-sconosciuto e oggi beniamino di tanti tifosi viola. Ma cos’è cambiato dall’inizio del 2023 ad oggi per considerare il brasiliano un punto fermo della formazione di Italiano, tanto da indurre lo stesso giocatore a spendere frasi del tipo: “Mi vedo a lungo qui a Firenze”?.
Banalmente, si potrebbe dire che sono arrivati i gol. Quelli che sono mancati – va detto – per tanto tempo e che in questo momento sembrano riuscire così facili all’ex Basilea. Svizzera, appunto. Un campionato decisamente diverso da quello italiano in cui Cabral era abituato a sfornare reti su reti. Contro difese certo meno impenetrabili, marcato da avversari tecnicamente inferiori a quelli di Serie A. Ma se in campionato le cose erano andate diversamente, in Europa Arthur ha avvertito meno il cambiamento.
In Conference, infatti, anche con la maglia viola, risulta fra i migliori marcatori della competizione. Un dato che lo rende, insieme al suo compagno Jovic, una risorsa fondamentale per il proseguo del cammino verso Praga. A voler fare gli antipatici, però, ci vuole poco e una fastidiosa preoccupazione sale pensando ai prossimi appuntamenti della banda di Italiano. Chi ci dice che Cabral, dopo questa sosta per le nazionali, non avrà perso quello smalto che lo aveva fatto segnare quasi quanto Osimhen tra febbraio e marzo?
Nessuno, purtroppo. Nemmeno il brasiliano, probabilmente. Ma la speranza, visto il periodo roseo da cui viene la Fiorentina, è che Cabral non abbia abbassato la concentrazione in questi giorni, consapevole che il difficile viene adesso. I gol che ha segnato di recente devono essere soltanto l’antipasto di una cena, a lume di candela, che la Viola vuole consumare nelle ‘notti delle Coppe’. Quelle dove un gigante di Campina Grande può davvero far esplodere la passione di una piazza che non aspettava altro se non un nuovo numero 9 per dimenticare il suo predecessore. Con tanti saluti a chi di “rimanere a lungo a Firenze” non ne ha voluto sapere.
Banalmente, si potrebbe dire che sono arrivati i gol. Quelli che sono mancati – va detto – per tanto tempo e che in questo momento sembrano riuscire così facili all’ex Basilea. Svizzera, appunto. Un campionato decisamente diverso da quello italiano in cui Cabral era abituato a sfornare reti su reti. Contro difese certo meno impenetrabili, marcato da avversari tecnicamente inferiori a quelli di Serie A. Ma se in campionato le cose erano andate diversamente, in Europa Arthur ha avvertito meno il cambiamento.
In Conference, infatti, anche con la maglia viola, risulta fra i migliori marcatori della competizione. Un dato che lo rende, insieme al suo compagno Jovic, una risorsa fondamentale per il proseguo del cammino verso Praga. A voler fare gli antipatici, però, ci vuole poco e una fastidiosa preoccupazione sale pensando ai prossimi appuntamenti della banda di Italiano. Chi ci dice che Cabral, dopo questa sosta per le nazionali, non avrà perso quello smalto che lo aveva fatto segnare quasi quanto Osimhen tra febbraio e marzo?
Nessuno, purtroppo. Nemmeno il brasiliano, probabilmente. Ma la speranza, visto il periodo roseo da cui viene la Fiorentina, è che Cabral non abbia abbassato la concentrazione in questi giorni, consapevole che il difficile viene adesso. I gol che ha segnato di recente devono essere soltanto l’antipasto di una cena, a lume di candela, che la Viola vuole consumare nelle ‘notti delle Coppe’. Quelle dove un gigante di Campina Grande può davvero far esplodere la passione di una piazza che non aspettava altro se non un nuovo numero 9 per dimenticare il suo predecessore. Con tanti saluti a chi di “rimanere a lungo a Firenze” non ne ha voluto sapere.
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