La gestione delle società di calcio: il Made in Italy che non funziona
In queste ultime settimane in casa Fiorentina stiamo assistendo alla forte contestazione dei tifosi nei confronti della proprietà. Striscioni, curva deserta e cori di protesta sono gli ultimi segnali di un legame che da tempo si è spezzato e chissà se mai riuscirà a sanarsi. Il cattivo rapporto che i fratelli Della Valle hanno con parte del tifo viola in realtà nasce negli ultimi anni, ed è figlio di una cattiva gestione della società e di una comunicazione troppo spesso approssimativa con il popolo fiorentino.
Guardando in generale il panorama calcistico italiano ci si rende conto che Firenze non è l’unica piazza che si sta “ribellando” contro i dirigenti. Salerno, Verona, Genova (entrambe le sponde), Napoli: sono soltanto alcune delle città d’Italia dove la rabbia dei tifosi si sta scagliando contro la cattiva gestione delle società “Made in Italy”. Esatto, perché ad accomunare la maggior parte delle proteste che le tifoserie di calcio stanno portando avanti sono rivolte a presidenti italiani. Solo un caso?
Nel calcio moderno è ormai chiaro che l’amore e l’attaccamento alla maglia siano state surclassate dall’aspetto economico, e questo non vale soltanto per chi il calcio lo gioca, ma anche per chi lo gestisce. I tifosi (italiani e non solo), eterni romantici, sentono maltrattata la propria passione da soggetti che ne vogliono fare soltanto un business. Due modi completamente diversi e contrapposti di vedere il mondo del pallone che spesso e inevitabilmente si scontrano, creando malumori che si annidano all’interno dell’ambiente, pronti a esplodere nel caso le cose vadano male.
Prendendo in esame le singole situazioni si può ben vedere come abbiano tutte un contesto diverso, ma il problema di fondo sia sempre lo stesso. A Salerno per esempio, l’arrivo della coppia Lotito-Mezzaroma dopo il fallimento della Salernitana non è mai andato a genio ai tifosi granata. Specialmente in questo periodo sembra che il rapporto tra le due parti si sia completamente sgretolato, con la maggior parte dei supporters salernitani che disertano le partite in casa, “assistendo” alla partita da fuori l’Arechi. Recente è anche l’appello dei tifosi dell’Hellas Verona che invitano, nonostante il dissenso nei confronti di Setti e della sua società, a rimanere vicino alla squadra per le ultime partite di campionato. Durante la stagione non sono mancati comunque i momenti di tensione, come in Verona-Palermo giocata a novembre, quando la Curva Sud gialloblu fu lasciata completamente vuota dal cuore del tifo veronese. Anche a Genova la situazione non sembra essere tranquilla né per la Samp né per il Genoa. Da una parte il vulcanico Ferrero che risponde a tono alla contestazione dei tifosi blucerchiati dopo la delusione di una qualificazione in Europa sfumata, dall’altra un Preziosi sulle difensive, con una parte dei tifosi che continua anche a rimanere fuori da Marassi durante le partite casalinghe. Le ragioni della protesta contro la società grifone è da attribuire ai risultati di questa stagione ma, anche in questo caso, i rapporti tra il presidente e il tifo non son buoni da ormai qualche tempo.
Il motto più frequente della parte in protesta è “Presidente vattene”, con la ferma volontà di non voler più la gestione attuale e la speranza di vedere figure nuova alla guida della squadra. Spesso però non tutti son d’accordo con questa posizione. Nelle tifoserie infatti, durante questi periodi burrascosi, si creano molto facilmente spaccature e fazioni a loro volta contrastanti. Oltre a chi ripudia il presente e il passato della società, c’è anche ci crede che l’allontanamento dei dirigenti attuali sia un po’ come entrare su un sito di giochi da casinò online. Per alcuni tanto vale rischiare, per altri meglio rimanere al sicuro, quello che alcuni tifosi gigliati hanno rinominato 'effetto Gubbio' (lo spauracchio di tornare a giocare in anonimi campetti di Serie C) nonostante i risultati sportivi mediocri.
Alla Fiorentina sembra succedere proprio questo, con la parte che vorrebbe i Della Valle lontani dalla città che sta diventando però sempre più consistente e rumorosa. Di acquirenti al momento non se ne vedono, forse perché l’offerta non si presenta così allettante, o forse perché i fratelli non vogliono mollare la presa su una squadra che loro hanno fatto rinascere dalla lontana C2. La prima suggestione, con una città come Firenze a farle da contorno, sembrerebbe quantomeno strana. Per quanto durerà ancora la protesta dei tifosi viola? Nel caso tornassero ad arrivare buoni risultati sul campo, si tornerà ad un periodo di pace o la contestazione continuerà? A queste domande può rispondere soltanto il tempo. Un tempo che molti a Firenze per i Della Valle considerano già scaduto da un pezzo.