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È ancora presto -più o meno- per tirare bilanci definitivi. Lo è ancor di più per pensare già alla possibile formazione della prossima stagione. Ma c’è un’evidenza. Un dato di fatto che oramai nessun tifoso viola può fare finta di non notare. La funzionalità di Cristiano Biraghi in questa squadra. Non all’interno della rosa della Fiorentina, in cui un giocatore della nazionale campione d’Europa può certo far comodo. Bensì nello schema tattico della formazione di Vincenzo Italiano. Quando c’è Odriozola sulla destra, le due fasce sono come il giorno e la notte. Quando invece, come contro l’Empoli, tocca a Venuti, il gap si riduce. Scontato però dire che il montevarchino non è mai stato pensato come titolare. Biraghi invece sì. Tuttavia, osservando le sue ultime prestazioni (che in realtà si allungano a una striscia che parte da fine gennaio) il laterale mancino non sembra così adatto a giocare nella difesa a 4 di mister Italiano.

Contro l’Empoli, i limiti del n°3 della Fiorentina sono stati evidenti. Il Var che l’ha graziato in occasione del velo volontario per Terracciano -e non poteva scegliere una posizione di campo peggiore per una simile giocata- è stato una manna dal cielo per la squadra. Con quella leggerezza, non sarebbe stata poi così scontata la vittoria. Un errore che nasce dalla scarsa attitudine e difficoltà di trovarsi a giocare il pallone basso così vicino alla propria porta. Un’eventualità che lo ha costretto in altre occasioni a spazzare alto o a liberare l’area senza preoccuparsi di muovere il pallone come vuole l’allenatore. Oltre alla fase difensiva, però, le pecche di Biraghi si sono notate anche in avanti. Soprattutto, le tante volte in cui si è ritrovato negli ultimi metri di campo: senza riuscire (o rischiare) mai una giocata di prima. C’è stata persino un’occasione, che ha portato poi a un colpo di testa pericoloso di Torreira, in cui è toccato addirittura a Duncan gettarla nel mezzo. Perché Biraghi o non se la sentiva oppure preferiva restare in quel fazzoletto di campo a palleggiare col ghanese. In Serie A, un terzino che arriva sul fondo, deve crossare di prima. Non ci sono scuse. Stoppare ogni palla che ti arriva, non solo fa perdere un tempo di gioco ai compagni, ma -ancor peggio- fa riposizionare gli avversari. L’imprevedibilità, quindi, non pare affatto la caratteristica migliore del capitano viola.

A questo punto della stagione, le Biragate possono costare caro. Pregiudicare risultati e partite alla portata della squadra. Poco conta (tranne che per i “maghi dei numeri”) se è suo il cross vincente su punizione a tramutarsi in rete. Considerando anche che Gonzalez si contorce all’inverosimile per girare quel pallone basso verso lo specchio. In generale, vanno sempre osservate le partite nella loro interezza e non limitarsi ai singoli -specie se sporadici- episodi. Se il Var, come capita nella maggior parte dei casi in situazioni simili, decideva di non intervenire, la scelta di Biraghi di lasciare la patata bollente a Terracciano, poteva -da sola- allontanare la corsa all’Europa della Fiorentina. Che, nonostante tutto, continua il suo sogno. Un inseguimento a quelle davanti che potrebbe essere agevolato anche da qualche prestazione più convincente di Cristiano Biraghi, che, invece, sembra “utile” soltanto (e nemmeno sempre) quando gli si presenta una punizione negli ultimissimi metri di campo.


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