Chi di uno a zero ferisce...
Se al Venezia non fosse stato annullato il gol del pareggio a Milano, la Fiorentina sarebbe ora seconda in classifica. E già questo la dice lunga sul campionato a novembre dei Viola: partiti male ad agosto e settembre, mentre solo vittorie negli ultimi due mesi. Ma con Genoa e Torino, anzi, a Genova e a Torino, sono arrivate due vittorie diverse.
Meno gol, stessi punti
Non è stata la solita Fiorentina arrembante, offensiva, spregiudicata, che sì contraddistingueva quella di Italiano, ma a tratti anche la nuova creatura di Palladino. Bensì una formazione più accorta, che ha saputo cogliere le difficoltà dell'avversario per pungerlo nel momento più opportuno. Al Ferraris, una rete di rapina di Gosens, difensore che non si fa sempre vedere alto, ma quando lo fa, ha sempre il suo perché. All'Olimpico Grande Torino, invece, la rete è arrivata addirittura nella prima frazione, dunque c'è voluto anche più tempo per tenere il vantaggio. E non era facile contro una squadra - sotto un'aperta contestazione - che ha segnato un gol in fuorigioco e ha colpito un palo a tu per tu contro De Gea.
Chi di uno a zero ferisce…
Attenzione, allora, a non sopravvalutare quest'ultimi due successi. Già a Cipro, contro l'APOEL, va ritrovato il vero spirito della Fiorentina: un possesso palla più marcato, maggiori combinazioni sulle fasce e soprattutto più conclusioni verso la porta. Anche perché, chi di uno a zero ferisce… Macché! Non è per forza vero il proseguo del detto, resta il fatto che Palladino ha due gare (sulla carta, abbordabili) per ritrovare una maggior prolificità del suo attacco.
Certo, senza Gudmundsson non è la stessa cosa, si fa magari più fatica a trovare pertugi tra le linee, ma Kean ha dimostrato di saper fare anche senza. In Conference, inoltre, diventerà importante migliorare la differenza reti, un aspetto che potrebbe tornare utile con la nuova classifica unica. Ma essere qui a fare considerazioni del tipo “ottime queste due vittorie, ma serve ritrovare la facilità nel trovare la porta” la dice lunga sul momento d'oro, da favola da sogno di Palladino e ragazzi. Sette vittorie di fila non si vedono certo tutti gli anni a Firenze. E cercare di alimentare questo fuoco è fondamentale per trascorrere una sosta… in posizioni che a settembre nessuno avrebbe immaginato.