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Ilicic e il passato alla Fiorentina, un periodo molto controverso


Ovunque vai ed ovunque ti giri il mondo è pieno di vedove più o meno inconsolabili. Il calcio non fa certo eccezione in questo senso, anzi. C'è chi rimpiange Tizio, chi Caio, chi un vecchio proprietario, chi un dirigente, chi un calciatore o un allenatore.

Vista la stagione che sta facendo, in Italia e in Europa, ora è il turno delle vedove di Josip Ilicic. Lo sloveno è stato acquistato dalla Fiorentina nell'estate 2013, pagando il suo cartellino 9 milioni di euro circa, versati nelle casse del Palermo. E qui a Firenze c'è rimasto fino al luglio del 2017, venduto all'Atalanta per circa 5,5 milioni di euro. Ma c'è da rimpiangerlo oppure no?

Cominciamo con alcuni dati di fatto. Il primo è che quello che stiamo vedendo a Bergamo non era lo stesso Ilicic che vestiva la maglia viola. Quello attuale è un giocatore più evoluto tecnicamente e mentalmente. Uno che se vuole può fare anche gol tirando di destro da fuori area, beccando l'incrocio dei pali. Uno che è maggiormente dentro la partita e che, nonostante sia in Italia da un bel pezzo, riesce spesso ad essere imprevedibile.

Ilicic Fiorentina Atalanta

L'altro dato di fatto è che è comunque il caso di sfatare un mito: Ilicic a Firenze ha avuto dei momenti in cui ha fatto bene. Nella stagione 2015/16 ha messo a segno 13 gol in 30 presenze, cifra che era il suo record personale, almeno fino a quest'anno. Non ha mai avuto la fiducia incondizionata che gli viene data all'Atalanta e soprattutto ha pagato due episodi che lo hanno portato ad essere ipercriticato: il rigore sbagliato in semifinale di Europa League contro il Siviglia, con palla calciata in curva, benché fosse totalmente ininfluente ai fini della qualificazione e, soprattutto, il gol mangiato nella finale di Coppa Italia contro il Napoli, con la sfera messa fuori da due passi e che poteva cambiare le sorti del match.



Detto questo, probabilmente il cruccio più grosso è un altro: non essere riusciti a tirar fuori tutto il potenziale di questo giocatore, non essere riusciti a sfruttarlo appieno. La colpa può essere solo in parte data a lui, l'altra se la devono prendere quelli che gli sono stati intorno, allenatori, dirigenti, perché no anche i compagni, che non lo hanno fatto sentire così come lo fa sentire Gasperini ora, avendolo portato ad essere uno dei migliori nel proprio ruolo, non solo in Italia.

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