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“Albert ci ha dato una mano, stringendo i denti nonostante non si fosse mai allenato con il gruppo. E' un grande uomo”. Lo ha celebrato così Raffaele Palladino dopo la gara con il Lecce, nel finale della quale si è rivisto a sorpresissima Albert Gudmundsson. Frattura a quanto pare ricomposta a tempo di record ma quel che conta di più è che la Fiorentina possa tornare a fare affidamento al suo numero 10, fin qui il più atteso e chiamato ad una riprova coi fatti che non è mai arrivata del tutto.

Ora però che lo si può considerare recuperato, Gudmundsson ha bisogno di protagonismo, di poter sbagliare senza pagarne nel minutaggio e di potersi prendere responsabilità. Cosa che sì gli infortuni, ma anche qualche scelta dalla panchina non sempre gli hanno concesso di fare. La Fiorentina che va profilandosi, quella del 3-5-2, è per altro molto affine al suo vecchio Genoa, dove aveva segnato 14 reti accanto a Retegui. A rigor di logica il posto accanto a Kean dovrebbe essere il suo.

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