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Da Enschede a Bruges. Pietro Terracciano mercoledì sera ha aggiornato la sua vetrina, sostituendo a quella parata storica - che permise alla Fiorentina di iniziare l'avventura in Conference League - un altro gesto tecnico strepitoso che in questo caso è valso la finale di Atene. Quel levagamba adottato erroneamente a Bergamo e nella gara d'andata, stavolta è risultato determinante per respingere un tiro complicatissimo in quanto deviato e rasoterra.

Ed è giusto, in fondo, dare a Pietro quel che è di Pietro. Un portiere che ha iniziato questa stagione andando ben oltre le proprie capacità, ma dal quale a 34 anni compiuti non ci si potevano aspettare miracoli. Terracciano è tornato pian piano quello di sempre, l'onesto lavoratore e il professionista esemplare che però spesso non riesce ad andare oltre un certo limite.

Qualcuno avrà storto il naso di fronte ai gol subiti contro l'Atalanta in Coppa Italia, qualcun altro avrà fatto a pugni con quella fastidiosa sensazione che ogni tiro in porta potesse finire in fondo al sacco. Una parata non può stravolgere improvvisamente il giudizio su un portiere, però può cambiare le sorti di una stagione: e quella di Terracciano su Vanaken ne ha tutti i connotati

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