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Volete farvi due risate? Leggete pure questa storia di ordinaria follia tutta italiana, sotto tutti i punti di vista che però, per una volta, ha visto la burocrazia sconfitta… dalla burocrazia. Il contesto è quello di Vallina, frazione del Comune di Bagno a Ripoli, dove da una ventina d’anni almeno si discute della realizzazione di un doppio ponte che metterebbe in contatto le due sponde dell’Arno, semplificando viabilità e vivibilità della zona.

Negli ultimi anni si è andati avanti più spediti e nel 2016 l’Anas aveva dato l’ok al progetto e stanziato i 55 milioni di euro necessari alla realizzazione. Da lì la classica istanza per la VIA (Valutazione di impatto ambientale) e lo stop imposto dalla Soprintendenza a causa della “geometria rigidamente rettilinea del nuovo segmento viario, che appare totalmente avulsa dalla specifica topografia del contesto locale” (in sostanza il ponte avrebbe dovuto seguire la curva che fa l’Arno in quel punto…) e “all'invadenza dimensionale di raccordi, rotatorie ed intersezioni stradali, alla violazione spaziale degli ambiti pertinenziali di testimonianze antropiche di notevole rilevanza testimoniale e documentale”.
A fianco dell’Anas c’erano anche Regione Toscana e i Comuni di Bagno a Ripoli, Pontassieve e Fiesole, costretti a fronteggiare la Soprintendenza, spalleggiata naturalmente dal sempre puntuale Mibact e dai suoi pareri negativi: “Il progetto è troppo impattante da un punto di vista paesaggistico”. E’ inutile che provate ad attraversare l’Arno perpendicolarmente, noi vogliamo farvelo passare camminando parallelamente alle sponde, questo in sostanza il sunto del discorso degli Enti per la tutela dei beni culturali. Ma giungiamo all’epilogo, positivo e tragicomico al tempo stesso.

Il 27 marzo 2019 va in scena la Conferenza dei Servizi (tappa da cui è passato anche il Viola Park) ma il funzionario della Soprintendenza non si presenta, inviando un parere scritto in cui si bocciava il progetto. Ed ecco il cavillo burocratico: Regione e Comuni, senza il contraddittorio ‘fisico’, approvano invece il progetto. Soprintendenza e Mibact ricorrono al Tar e al Consiglio di Stato ma vengono a loro volta bocciati, “non potendo tale partecipazione essere sostituta dalla trasmissione per iscritto del parere” e “per non avere la Soprintendenza esperito l’opposizione al Presidente del Consiglio dei Ministri entro 10 giorni”. Di fatto, l’assenza fisica ha causato quel cavillo burocratico, di cui spesso tali Enti fanno uso e che in questo caso ha decretato la loro sconfitta e il via libera definitivo alla realizzazione del doppio ponte di Vallina.

La Fiorentina contro il Mibact (o contro la sua costola, la Soprintendenza locale) ci ha sbattuto la testa svariate volte, l’ultima per la questione del restauro del ‘Franchi’. La morale? Quella classica, ovvero che la burocrazia resta uno dei mali più grandi ad affliggere il nostro paese ma non sempre chi ne fa uso esce vincitore dal conflitto. In questo caso, proprio grazie alla burocrazia.


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