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“Se uno insiste nelle cose… prima o poi…”

Dopo l’uscita su Netflix de “Il Divin Codino”, un autentico viaggio nella storia di Roberto Baggio, le critiche sono state diverse. Da chi ha accusato Letizia Lamartire (la regista ndr) di non aver parlato di calcio, a chi ha scritto che “era meglio quello su Totti”. In realtà quel “Divin Codino” non è un film per tifosi delle strisciate.



Di calcio si parla poco. O meglio, si menzionano le fasi importanti della vita di Baggio. Il Vicenza (dove è nato calcisticamente), la Fiorentina dove è sbocciato in Serie A e il Brescia dove ha chiuso la sua carriera. Il tutto intervallato con la Nazionale e quel dannato rigore in Usa 94’.

“Il Divin Codino” è un film non per strisciati, perché si vede il Baggio più romantico.

Ho firmato con la Fiorentina”, detto a tavola mentre i fratelli parlavano di altro. “Ci vieni a Firenze con me?” chiesto da Baggio alla sua Andreina, interpretata magistralmente da Valentina Bellè.

Nessun riferimento alla Juventus, nessun riferimento al Milan o all’Inter. Da Firenze a Brescia, passando per Arrigo Sacchi e Usa 94’.

E poi il Buddhismo, la conversione e la crescita spirituale grazie a Maurizio Boldrini, ex proprietario del Negozio di dischi Mister Disco a Campo di Marte. Boldrini è stato rappresentato da Riccardo Goretti, attore aretino ma pratese d’adozione, che in pieno stile toscano ha abbracciato il giovane Roberto a Firenze.

Il film è un percorso interiore nel calciatore e nell’uomo Roberto. Gli infortuni e la voglia di non arrendersi. Il duro rapporto con il padre e l’amore per i figli (splendida la scena della famiglia abbracciata dopo l’ultimo infortunio ndr). Quella dannata voglia di non arrendersi mai e la fede.

“Il Divin Codino” è un film di storia e fede, un Baggio che si apre interiormente e si racconta grazie ad un Andrea Arcangeli incredibilmente somigliante.



 

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