Così è se mi pare – Un tempo il problema era trovare il biglietto: oggi trovare i tifosi
“Giovedì tutti allo stadio” è la scritta apparsa su numerosi striscioni appesi in varie parti della città dai tifosi della Fiorentina. Un appello encomiabile ma che induce a qualche riflessione.
Un tempo, neanche troppo lontano, nonostante l’orario infame, il problema non sarebbe stato trovare tifosi disposti ad andare allo stadio, ma trovare un biglietto per la partita.
Il valore dell'avversario
In parte pesa il valore dell’avversario. Un conto è giocare contro il Manchester United, il Bayern o il Barcellona, un altro con squadre di cui scopri l’esistenza al momento del sorteggio (lo scrivo col massimo rispetto per il Viktoria Plzen di cui avevo vaga conoscenza anche prima dell’accoppiamento con la Fiorentina).
Il peso maggiore della rosa viola
Peso ancor maggiore ce l’ha la rosa viola. Un conto è veder giocare (e segnare) Batistuta, Toni, Gilardino un altro è veder giocare (ma non segnare) Cutrone, Jovic, Cabral, Nzola, Belotti. Senza aggiungere altri impietosi paragoni.
Gioco raramente divertente
Inoltre, che vinca (ormai non molto spesso) pareggi o perda, raramente la Fiorentina esprime un gioco divertente, coinvolgente, che esalti il pubblico. Partite come la famosa rimonta sulla Juve o quella de “Il pallone è quello giallo” contro l’Inter sembrano lontane anni luce.
Il gioco asfittico non è un male solo viola, ovviamente. E’ stato sufficiente seguire le partite di Champions ieri sera per uscire dalla tristezza e dalla mediocrità del campionato italiano e riconciliarsi col gioco del calcio. Anche i giocatori delle grandi squadre europee commettono errori, sbagliano o incassano gol clamorosi, subiscono sconfitte dolorose. Però tutto ciò accade con una velocità, una intensità, una brillantezza, rare in Italia. Rarissime per non dire inesistenti, da alcuni anni, al Franchi.
Ok, domani “tutti allo stadio”. Ma lo “stadio” se lo merita?