Battere un calcio di rigore non è solamente compiere un mero gesto tecnico, non a caso ci sono gli specialisti perché non è roba da tutti. Però calciare dal dischetto ti fa anche vedere e intuire alcune cose. 

Momento delicato

Che questo non sia un momento facile per M'Bala Nzola lo si è capito anche nel match vinto dalla Fiorentina sul Cukaricki di misura per 1-0. 

Il rigore della paura

Molti di voi magari diranno: sì, ma Nzola il rigore che ha calciato in Serbia l'ha trasformato. Vero, verissimo, ma la sua trasformazione è stata tutt'altro che lineare e fredda, il suo calcio non è partito via liscio, senza esitazioni. E' stato un po' quello che potremmo definire il 'rigore della paura', centrale e verso il portiere (nonostante il giocatore abbia comunque guardato in direzione della porta, quindi seguendo il movimento dell'estremo difensore avversario). Ballonzolante, ha finito la propria corsa sotto ai piedi di Filipovic.

La volontà di uscire dal tunnel

Nzola non è uscito dal proprio tunnel personale, è ancora convalescente. L'essersi affidato ad un mental coach è un altro segnale indicativo del suo stato d'animo. Apprezzabile questo fatto di essersi affidato ad uno specialista, così come aver accettato di calciare una palla che, in quel momento specifico, pesava tanto. C'è la volontà di reagire, ma ancora tra il dire e il fare, o tra il pensare e il fare...

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