Nervi a fior di pelle. Un gioco di parole che descrive in maniera sintetica ma efficace la situazione intorno allo Stadio Artemio Franchi. Un "Nervi" che ricorda chi il Franchi l'ha studiato, progettato e creato. Quei "Nervi" che vengono ai tanti tifosi viola visto lo stallo che c'è sulla questione stadio.
Nervi a fior di pelle è il titolo di un incontro digitale organizzato da Sinistra Italia Firenze con Micaela Antonucci(Professoressa di Storia dell'Architettura dell'Università di Bologna), Antonella Bundu (Capogruppo "Sinistra Progetto Comune" in Palazzo Vecchio), Pier Matteo Fagnoni(Presidente dell'Ordine degli Architetti di Firenze), Fabio Turcheschi (Dottore di ricerca e direttore tecnico dello studio "Moota") e Gino Zavanella (Fondatore studio Gau Arena e progettista del Restyling dello stadio "Renato dall'Ara" di Bologna.
Nell'evento, coordinato da Serena Jaff e Pietro Poggi, ha esordito la Professoressa Antonucci(che ha scritto il libro Pier Luigi Nervi. Gli stadi per il calcio ndr) ponendo quattro domande: 1) Il Franchi è un monumento? 2) Quali sono i valori in gioco? 3) Bellezza vs Denaro 4) Perchè salvare il Franchi?.
"Nervi è stato un pioniere - ha detto la Professoressa Antonucci - con le stadio elicoidali, la pensilina rialzata tra le prime. Nell'opera del Nervi c'è una novità, ovvero che tutta la sua struttura, lo scheletro, è diventata bellezza proprio perchè scoperte. Non c'è libro di storia dell'architettura senza le immagini del "Berta. C'è stato un movimento internazionale a difesa del Franchi, le organizzazioni che si occupano di conservazione si sono mosse, addirittura il NY Times ne ha parlato. Questo ha preoccupato più all'estero che in Italia".
"Smembrare lo stadio è necrofilia non conservazione. Per esempio Flaminio è in abbandono - ha continuato la docente dell'ateneo emiliano - ma lì si è parlato sempre di conservarlo e la strada della conservazione è passato dall'America. Ogni impianto ha i suoi problemi, ma si può salvarlo come la Fondazione Getty vuole fare, senza smembrarlo. Il Franchi ha senso se viene mantenuto con la sua identità e le sue caratteristiche. Non sono una progettista o un politico, non intervengo sulle necessità e sui fattori. Però guardo al caso del Flaminio dove si parla di conservazione e ammodernamento, riuscendo a sposare questi due poli che sembrano opposti. Sì, il Franchi è un monumento e va salvato anche perchè è una delle grandi architetture del primo novecento".
L'Architetto Fabio Turcheschi ha poi aggiunto: "Se guardiamo l'urbanistica fiorentina, ad eccezione della tramvia, troviamo decine di esempi fallimentari. Non sono interventi deplorevoli, ma poche riqualificazioni ma che dicono che non c'è una idea per il futuro".
"Cosa facciamo se va via la Fiorentina? Il problema non è il Franchi - continua Turcheschi - ma il Campo di Marte nella sua interezza. Chi ci arriva con un diradamento tra le strutture, c'è aria. E' un bel posto, pieno di sport. Nello specifico però è pieno di criticità. Ci vuole una visione, volendo anche con una riconversione dello stadio, ma proprio questo è un monumento. E' una cosa acclarata. E' bestiale pensare prenderne dei pezzi e ricostruirli più piccoli. Neanche quello che è stato fatto a Tirana è accettabile. Gli imprenditori si fanno fare i rendering, si fanno fare le nuvole, le cose in vetro e anche questo di Archea non è neanche un progetto, è una immagine possibile"
Quest'area è divisa in due - ha concluso - dal Viale Paoli. C'è il tema della Stazione, trascurato, perchè per arrivare da Nord si attraversa una passarella di ferro traballante in un posto buio e triste. Potrebbe essere l'occasione per ricucire una ferita fatta proprio dalla ferrovia a Firenze. Le due aree del Campo di Marte dei servizi sportivi, sono fatti di aree sature. Ogni singolo ha occupato per intero l'area di sua competenza. Non si riesce neanche ad attraversare a piedi. Queste strutture non hanno soluzione di continuità. Chi sta a Sud non può andare a Nord senza prendere la macchina. Commisso ha detto che coi soldi gli architetti li sceglie lui, ma il Comune dovrebbe aprire ad un concorso di progettazione internazionale e cosa capire cosa ne vuole fare di quel pezzo di città. La torre e le scale sono identitarie, pensare di buttarle giù è uno sgarbo, anche per chi le vuole ricostruire"
E cosa succede altrove? L'Architetto Gino Zavanella, progettista del restyling del Dall'Ara di Bologna ha detto: "Uno Stadio ha tre funzioni: sicurezza, confort e pluriuso. Il Franchi, l'ho studiato e lo conosco e ha molte similitudini col Flaminio. Forse è anche più interessante, ma sono simili. La sicurezza è facile da capire, uno stadio si carica in maniera rapida ma si deve svuotare e entrate/uscite sono facili da trovare. Non ci sono grandi attività sotto le tribune".
"L'altro è il confort. Nervi - ha aggiunto Zavanella - studiò queste gradinate poichè le sedute fossero ben inseribili in queste. Il pluriuso deve andare oltre utilizzo domenicale o ogni quindici giorni. Sul Flaminio, appunto, si vuole intervenire per riuscire a essere utilizzabile anche oltre le partite e usarlo durante la settimana. Serve una progettazione. Ci sono dei valori nello stadio Franchi per cui non si può perdere la memoria collettiva di uno stadio come quello di Nervi".
"Bologna? Bologna - ha detto Zavanella - è totalmente diverso. Ai Mondiali del 1990 è stato contornato da una struttura, svuotato, diverse tribune sono state cambiate nei gradoni perchè il cemento non teneva più. Insieme alla soprintendenza e al Bologna è stato deciso di togliere la sovrastruttura metallica, restauriamo la torre simbolo dello Stadio e alcuni parti interne come il salone della Vittoria Alata. Manteniamo una parte delle strutture, leviamo tutto ciò che è stato fatto nel 1990 perchè la necessità del Bologna è stata quella di avvicinare le tribune allo stadio. Neanche paragonabile a quello che si potrebbe fare al Franchi. E' un intervento che prevede demolizioni importanti cosa differente rispetto al Flaminio. Dove bisognerà trovare vie di fuga per lo svuotamento ma con gli stessi gradoni. Lo stadio di Avellino, invece, lo demoliamo perchè non ha storia"
E poi ha concluso: "Ogni situazione va pensata in relazione all'architettura che abbiamo di fronte. La Juventus ha quadruplicato il bilancio, che ho fatto anche io, una squadra si fa anche grazie al bilancio. Sarà un duro lavoro di mediazione con Commisso, sarà obbligatorio fare il possibile per lasciare la Fiorentina al Franchi e fare un restauro attento, funzionale del Franchi. Sono convinto che si possa fare. Ci vuole la buona volontà"
A chiudere l'evento, prima di Antonella Bundu, è stato Pier Matteo Fagnoni, Presidente dell'Ordine degli Architetti di Firenze che ha detto: "Nessuno vuole aprire un contenzioso con Commisso. L'Ordine crede che fare un restauro e una ristrutturazione del Franchi sia fattibile, attraverso un percorso che è quello delle procedure di evidenza pubblica. Non si può immaginare il tema stadio senza contare l'impatto organistico. Una situazione, di quelle sul tavolo, è agire su un bene vincolato. Altra cosa è fare uno stadio nuovo. Quando venni intervistato all'arrivo di Commisso suggerii di sviluppare un concorso internazionale di progettazione. Siamo passati dal 4 Settembre 2019 e la conferenza in Piazza Pitti al Pessina che disse che non c'erano progetti ma solo elaborati, fino alla conferenza Nardella/Pessina dove il Soprintendente aprì alla ristrutturazione con metodo senza distruggere questo patrimonio".
"Poi si è percorsa la strada Mercafir - ha aggiunto Fagnoni - che si è dimostrata non praticabile e infine si è tornati sul Franchi dove la politica ha inserito in maniera muscolare questo emendamento. Come Ordine non abbiamo fatto nessuna battaglia, anzi abbiamo proposto temi di riflessione tecnica per sviluppare un programma d'intervento. Spesso ci siamo dover esprimere una posizione che non è stata colta con favore nè dal Presidente della Fiorentina nè dall'amministrazione. Sull'urbanistica ci siamo un problema per quanto riguarda il Ridolfi e il nuovo stadio al suo posto. E' una opzione percorribile? Non abbiamo visto studi sul Campo di Marte. Il termine restyling è un termine che negli studi non è utilizzato per restaurare un monumento, questo termine anglofono non è corretto".
Vedremo che ne sarà, sicuramente il dibattito è aperto.