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"Un giocatore solo non basta per fare le fortune di una squadra di calcio". Discorso che può essere vero e condivisibile, ma dal quale, almeno in parte, si può anche eccepire. Il Napoli ha vissuto grandi stagioni grazie a Maradona, che comunque si fece circondare da un supporting cast eccellente. Così come l'Argentina ai Mondiali dell'86, sempre dipendente dalla classe e l'estro di Diego. E altri esempi potremmo fare su questo argomento.

Venendo alla Fiorentina, è logico che i viola non possano che aggrapparsi a Franck Ribery. Nonostante i suoi 37 anni, i suoi acciacchi e i suoi broncini più o meno presunti, il francese è per distacco l'elemento di maggior classe di questa squadra. Se gira, i viola possono sperare di costruire e fare risultato. Se non va tutto diventa molto più difficile. Fuori dai denti: se Ribery è quello che abbiamo visto contro il Sassuolo, la salvezza non è un problema per la Fiorentina.

Sì, perché basta e avanza l'ex Bayern per poter mettere sotto compagini come Crotone, Benevento, Spezia, Torino, Genoa, Udinese e altre dello stesso livello. E sarebbero tutti punti che potrebbero essere messi in cascina facendo raccogliere alla squadra un bottino più che sufficiente per essere tranquilli.

Viceversa, se il Ribery di mercoledì 16 dicembre fosse soltanto un fuoco di paglia, allora sarebbero dolori, perché inventare di sana pianta occasioni da gol (stile lo slalom finale con traversa) diventerebbe una chimera e ritornerebbero a galla tutti i difetti insiti di questa formazione.

Tornando a Fiorentina-Sassuolo e alla prestazione del francese, vogliamo sperare che l'intervento di amici e grandi ex giocatori come Frey e Toni lo abbia davvero caricato. Così come quello dei tifosi, che hanno incontrato una delegazione di giocatori (compreso Ribery) il giorno prima del match infrasettimanale. Del resto si dice che sia uno che viva sulle emozioni, che abbia bisogno di sentire il calore della gente per esprimersi al meglio e allora vogliamo proprio credere che sia andata così.


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