Prandelli a FN: “Non sarei mai andato via dalla Fiorentina, c’era un progetto tecnico da concludere. In attacco prenderei Mandzukic, a far coppia con Ribery, altrimenti fiducia a Vlahovic”
A Firenze sono tanti i volti che si incrociano nell’abituale girandola di scambi tra squadre. Calciatori e allenatori si vestono di viola con l’obiettivo di entrare nella storia della Fiorentina. In tanti ci provano, in pochi ci riescono. Uno che invece ci è riuscito alla grande è Cesare Prandelli, ex allenatore viola che la redazione di Fiorentinanews.com ha contattato in esclusiva per ripercorrere con lui i suoi cinque anni trascorsi sulle sponde dell’Arno e per parlare della Fiorentina che verrà.
Jovetic e Chiesa: due talenti sbocciati a Firenze. Il primo si è un po’ perso lasciando i viola, il secondo rischia di fare altrettanto se lasciasse Firenze in questa finestra di mercato?
“Sono due giocatori completamente diversi. Jovetic è un giocatore più portato nella fase realizzativa, Chiesa è molto più dirompente, devastante sulla corsa lunga. Entrambi sono due giocatori di grandissimo livello. La sfortuna di Jovetic sono stati gli infortuni. Lo ricordo sempre con grande piacere, aveva grande personalità nonostante fosse giovane, e questa è la cosa che lo accomuna a Chiesa. Se quest’ultimo dovesse lasciare la Fiorentina, gli auguro di trovare prima una grande squadra che gli dia la certezza del ruolo. Se ti devi giocare il posto diventa complicato. Io ho sempre detto che farebbe bene a rimanere alla Fiorentina, almeno fino a quando non raggiunge una maturità calcistica che oggi probabilmente non ha”.
Quanto ha significato la Fiorentina nella sua consacrazione come allenatore, fino al traguardo della Nazionale? Se non fosse venuto a Firenze e fosse andato altrove, l'epilogo sarebbe stato lo stesso?
“La storia dice che sono arrivato a Firenze, sono stato li cinque anni, e per quattro stagioni ci siamo qualificati per la Champions League. Io non sarei mai andato via da Firenze, perché c’era un progetto tecnico da concludere. Ad un certo punto si è parlato anche di scudetto, ma poi si sono verificate determinate situazioni che non erano più gestibili con equilibrio. Nonostante tutto vivo a Firenze da quindici anni, l’ho scelta come mia città e me la sento addosso. Sulla Nazionale: mai avrei pensato di andar ad allenare gli azzurri, anche perché avevo ancora voglia di allenare una squadra di club. La Nazionale è un capitolo completamente diverso, meraviglioso, che interrompe il classico percorso da allenatore”.
Fiorentina in Champions League stagione 2009-10. Doppia vittoria nel girone col Liverpool e la clamorosa eliminazione agli ottavi col Bayern Monaco? Lei che era in campo ci può raccontare cosa successe?
“Già da subito avevamo capito che c’era stato qualcosa che andava fuori da ogni fantasia. Si può non vedere un fuorigioco di trenta centimetri, ma di tre metri e mezzo e quasi impossibile. Non dico che ci fu premeditazione da parte dell’arbitro, ma una grande sudditanza nei confronti di una grande squadra probabilmente sì, anche se inconsciamente. Resta il fatto che abbiamo subito un torto storico, che ci ha negato i quarti di Champion League. Sarebbe stato fantastico, ma purtroppo ci siamo fermati li”.
Nella sua esperienza in viola quanto si è sentito dentro al progetto? Quanto contava la parola di Prandelli nel mercato della Fiorentina? Chi ha voluto a tutti i costi con lei a Firenze?
“Per quattro anni e quattro mesi penso di poter dire di aver contribuito in maniera determinante all’arrivo di alcuni giocatori. Poi negli ultimi sei mesi la società ha preferito puntare su un progetto completamente diverso dal mio. Da lì si è creato un po’ di attrito. Sul mercato con Corvino e società trovammo fin da subito un accordo: l’ultima parola spettava al tecnico sui giocatori di prima squadra. Degli under 20, i vari Jovetic, Ljajic, invece se ne occupava Corvino, del quale mi fidavo ciecamente. Io ho dato l’ok per Mutu, Gilardino, Marchionni, Frey e Brocchi fra i tanti”.
A proposito dell'importanza dell'allenatore, spesso come vero e proprio fattore calamita per i giocatori. Quanto è importante avere un allenatore blasonato per dare una dimensione europea ad una squadra? Come vede la riconferma di Iachini alla guida della Fiorentina?
“Innanzitutto Iachini è una persona seria, capace, competente e deve pensare ad una sorta di inizio carriera. Ha un’occasione straordinaria, forse unica, per zittire tutti gli scettici e mostrare di avere una grande visione. I giocatori vengono alla Fiorentina non solo per chi siede in panchina, ma anche perché la Fiorentina è una società blasonata, Firenze è una città dove si vive bene, stimolante che vive di calcio”.
Allenatori campioni del mondo 2006: Gattuso, Nesta, Gilardino, Inzaghi e Pirlo. Era spuntato il nome di De Rossi per la Fiorentina. È un valore aggiunto per un allenatore aver alzato la coppa più prestigiosa del mondo?
“Non solo De Rossi, qualsiasi allenatore verrebbe a piedi sulla panchina della Fiorentina. Tutti questi campioni del mondo del 2006, oggi neoallenatori, non hanno niente di più rispetto agli altri allenatori, se non la capacità di dialogare con i campioni ed una mentalità vincente. Detto questo fare l’allenatore è molto diverso rispetto ad essere calciatore. I percorsi per arrivare pronti su una panchina di Serie A vanno fatti, poi però ci sono i predestinati, ma sono veramente pochi”.
Kouame e Piatek: avendoli allenati entrambi ci saprebbe fare un confronto far i due? La Fiorentina davanti è apposto così?
“Sono due giocatori diversi, Kouame è una seconda punta, un esterno, mentre Piatek è una punta centrale che rende al meglio da solo al centro dell’attacco. Per la Fiorentina, se dovesse intervenire sul mercato per il reparto offensivo, prenderei Mandzukic, giocatore affermato che può aiutare a far crescere i giovani attaccanti viola. Un animale calcisticamente parlando, con Ribery sarebbero una coppia devastante. Se invece il reparto fosse apposto così, punterei forte su Vlahovic, dandogli fiducia per una quindicina di partite. Dipende tutto dalla volontà di Iachini, e dal gioco che vorrà esprimere. A suo tempo, Io ho insistito molto su Toni e alla fine sono stato accontentato”.
Commisso e Della Valle. Qualcosa accomuna le due presidenze? Se i Della Valle tornassero nel calcio che conta e la chiamassero sulla loro panchina?
“Le due presidenze sono molto diverse tra loro, nella gestione, nell’immagine, nel modo di porsi. Commisso è molto più diretto, vicino al tifoso, per questo è subito entrato nel cuore della tifoseria. Su un ricongiungimento coi Della Valle, dico che tutto è possibile nella vita. Soprattutto Andrea ha dimostrato una grande passione per il calcio e per la Fiorentina. Vedremo...
Pronostico su Inter-Fiorentina? Qual'è la chiave della Fiorentina per fare risultato a Milano? Esordio in viola per Amrabat, lo vede come regista?
“Ad oggi l’Inter è favorita per il valore dei singoli, ma la Fiorentina non avrà nulla da perdere e dovrà fare una partita di coraggio. Mi aspetto un match spettacolare, magari con alla fine un risultato inaspettato. Su Amrabat, l'anno scorso giocava in un centrocampo a due con Veloso che dettava i tempi. Per me non è un regista, piuttosto un centrocampista a tutto campo. Giocatore molto interessante, con Castrovilli la Fiorentina ha due incursori devastanti nell’uno contro uno”.
Futuro: è possibile un suo ritorno sulla panchina della Fiorentina?
“Non ho mai incontrato la nuova proprietà. Ma la Fiorentina è un aspetto romantico della mia vita, ho già detto che non potrei mai dire di no alla Fiorentina, non sarei mai voluto andar via, come posso un domani dire no alla Fiorentina?”
Jovetic e Chiesa: due talenti sbocciati a Firenze. Il primo si è un po’ perso lasciando i viola, il secondo rischia di fare altrettanto se lasciasse Firenze in questa finestra di mercato?
“Sono due giocatori completamente diversi. Jovetic è un giocatore più portato nella fase realizzativa, Chiesa è molto più dirompente, devastante sulla corsa lunga. Entrambi sono due giocatori di grandissimo livello. La sfortuna di Jovetic sono stati gli infortuni. Lo ricordo sempre con grande piacere, aveva grande personalità nonostante fosse giovane, e questa è la cosa che lo accomuna a Chiesa. Se quest’ultimo dovesse lasciare la Fiorentina, gli auguro di trovare prima una grande squadra che gli dia la certezza del ruolo. Se ti devi giocare il posto diventa complicato. Io ho sempre detto che farebbe bene a rimanere alla Fiorentina, almeno fino a quando non raggiunge una maturità calcistica che oggi probabilmente non ha”.
Quanto ha significato la Fiorentina nella sua consacrazione come allenatore, fino al traguardo della Nazionale? Se non fosse venuto a Firenze e fosse andato altrove, l'epilogo sarebbe stato lo stesso?
“La storia dice che sono arrivato a Firenze, sono stato li cinque anni, e per quattro stagioni ci siamo qualificati per la Champions League. Io non sarei mai andato via da Firenze, perché c’era un progetto tecnico da concludere. Ad un certo punto si è parlato anche di scudetto, ma poi si sono verificate determinate situazioni che non erano più gestibili con equilibrio. Nonostante tutto vivo a Firenze da quindici anni, l’ho scelta come mia città e me la sento addosso. Sulla Nazionale: mai avrei pensato di andar ad allenare gli azzurri, anche perché avevo ancora voglia di allenare una squadra di club. La Nazionale è un capitolo completamente diverso, meraviglioso, che interrompe il classico percorso da allenatore”.
Fiorentina in Champions League stagione 2009-10. Doppia vittoria nel girone col Liverpool e la clamorosa eliminazione agli ottavi col Bayern Monaco? Lei che era in campo ci può raccontare cosa successe?
“Già da subito avevamo capito che c’era stato qualcosa che andava fuori da ogni fantasia. Si può non vedere un fuorigioco di trenta centimetri, ma di tre metri e mezzo e quasi impossibile. Non dico che ci fu premeditazione da parte dell’arbitro, ma una grande sudditanza nei confronti di una grande squadra probabilmente sì, anche se inconsciamente. Resta il fatto che abbiamo subito un torto storico, che ci ha negato i quarti di Champion League. Sarebbe stato fantastico, ma purtroppo ci siamo fermati li”.
Nella sua esperienza in viola quanto si è sentito dentro al progetto? Quanto contava la parola di Prandelli nel mercato della Fiorentina? Chi ha voluto a tutti i costi con lei a Firenze?
“Per quattro anni e quattro mesi penso di poter dire di aver contribuito in maniera determinante all’arrivo di alcuni giocatori. Poi negli ultimi sei mesi la società ha preferito puntare su un progetto completamente diverso dal mio. Da lì si è creato un po’ di attrito. Sul mercato con Corvino e società trovammo fin da subito un accordo: l’ultima parola spettava al tecnico sui giocatori di prima squadra. Degli under 20, i vari Jovetic, Ljajic, invece se ne occupava Corvino, del quale mi fidavo ciecamente. Io ho dato l’ok per Mutu, Gilardino, Marchionni, Frey e Brocchi fra i tanti”.
A proposito dell'importanza dell'allenatore, spesso come vero e proprio fattore calamita per i giocatori. Quanto è importante avere un allenatore blasonato per dare una dimensione europea ad una squadra? Come vede la riconferma di Iachini alla guida della Fiorentina?
“Innanzitutto Iachini è una persona seria, capace, competente e deve pensare ad una sorta di inizio carriera. Ha un’occasione straordinaria, forse unica, per zittire tutti gli scettici e mostrare di avere una grande visione. I giocatori vengono alla Fiorentina non solo per chi siede in panchina, ma anche perché la Fiorentina è una società blasonata, Firenze è una città dove si vive bene, stimolante che vive di calcio”.
Allenatori campioni del mondo 2006: Gattuso, Nesta, Gilardino, Inzaghi e Pirlo. Era spuntato il nome di De Rossi per la Fiorentina. È un valore aggiunto per un allenatore aver alzato la coppa più prestigiosa del mondo?
“Non solo De Rossi, qualsiasi allenatore verrebbe a piedi sulla panchina della Fiorentina. Tutti questi campioni del mondo del 2006, oggi neoallenatori, non hanno niente di più rispetto agli altri allenatori, se non la capacità di dialogare con i campioni ed una mentalità vincente. Detto questo fare l’allenatore è molto diverso rispetto ad essere calciatore. I percorsi per arrivare pronti su una panchina di Serie A vanno fatti, poi però ci sono i predestinati, ma sono veramente pochi”.
Kouame e Piatek: avendoli allenati entrambi ci saprebbe fare un confronto far i due? La Fiorentina davanti è apposto così?
“Sono due giocatori diversi, Kouame è una seconda punta, un esterno, mentre Piatek è una punta centrale che rende al meglio da solo al centro dell’attacco. Per la Fiorentina, se dovesse intervenire sul mercato per il reparto offensivo, prenderei Mandzukic, giocatore affermato che può aiutare a far crescere i giovani attaccanti viola. Un animale calcisticamente parlando, con Ribery sarebbero una coppia devastante. Se invece il reparto fosse apposto così, punterei forte su Vlahovic, dandogli fiducia per una quindicina di partite. Dipende tutto dalla volontà di Iachini, e dal gioco che vorrà esprimere. A suo tempo, Io ho insistito molto su Toni e alla fine sono stato accontentato”.
Commisso e Della Valle. Qualcosa accomuna le due presidenze? Se i Della Valle tornassero nel calcio che conta e la chiamassero sulla loro panchina?
“Le due presidenze sono molto diverse tra loro, nella gestione, nell’immagine, nel modo di porsi. Commisso è molto più diretto, vicino al tifoso, per questo è subito entrato nel cuore della tifoseria. Su un ricongiungimento coi Della Valle, dico che tutto è possibile nella vita. Soprattutto Andrea ha dimostrato una grande passione per il calcio e per la Fiorentina. Vedremo...
Pronostico su Inter-Fiorentina? Qual'è la chiave della Fiorentina per fare risultato a Milano? Esordio in viola per Amrabat, lo vede come regista?
“Ad oggi l’Inter è favorita per il valore dei singoli, ma la Fiorentina non avrà nulla da perdere e dovrà fare una partita di coraggio. Mi aspetto un match spettacolare, magari con alla fine un risultato inaspettato. Su Amrabat, l'anno scorso giocava in un centrocampo a due con Veloso che dettava i tempi. Per me non è un regista, piuttosto un centrocampista a tutto campo. Giocatore molto interessante, con Castrovilli la Fiorentina ha due incursori devastanti nell’uno contro uno”.
Futuro: è possibile un suo ritorno sulla panchina della Fiorentina?
“Non ho mai incontrato la nuova proprietà. Ma la Fiorentina è un aspetto romantico della mia vita, ho già detto che non potrei mai dire di no alla Fiorentina, non sarei mai voluto andar via, come posso un domani dire no alla Fiorentina?”
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