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Un comunicato più devastante di una bomba al napalm. La Fiorentina, intesa come società, ha deciso di radere al suolo se stessa. Un suicidio mediatico del quale è difficile trovare precedenti. Le dimissioni di Pioli sono state l’atto finale di un dramma (calcistico) che si è consumato partita dopo partita. A cominciare dall’inizio del campionato, non dal girone di ritorno con la casellina della voce “vittorie” ancora da inaugurare.

L’allenatore ha confermato di essere persona seria, gelosa della propria dignità. Questo non significa esentarlo da colpe gravi accumulate durante questa stagione disastrosa: la caparbietà con cui ha insistito su Pjaca, fino all’infortunio, e, soprattutto, sull’inutile Gerson; l’incapacità di modificare, se non in peggio, con le sostituzioni gli andamenti delle partite; il coraggio di osare mai sfoderato (forse perché non posseduto).

Ma un conto è la critica per una conduzione tecnica deficitaria (che prima o poi colpisce quasi ogni allenatore), altra cosa è l’accusa di ignavia da condividere coi propri giocatori. Se davvero la società pensa questo di Pioli avrebbe dovuto cacciarlo con ignominia, non affidarsi ad un comunicato tartufesco nel quale si dice ma non si traggono, coerentemente, le conseguenze.

Non solo. Pioli colpevole, ok. E tutti gli altri? Il mercato di Corvino assolto? La gestione di Cognigni promossa? Il ruolo di Antognoni positivo?
E in questo sfascio la proprietà dov’era? Davvero i fratelli Della Valle pensano che i coretti che da tempo si alzano al loro indirizzo allo stadio, siano opera di tifosi maleducati, irriverenti e, soprattutto, irriconoscenti?

La Fiorentina, ai tempi di Montella, è arrivata quarta per tre stagioni consecutive, quando, purtroppo, la qualificazione alla Champions si fermava al terzo posto. Il piano di ridimensionamento è scattato dal campionato successivo, proprio quando il quarto posto è diventato un lasciapassare per l’Europa che conta (e per soldi sonanti e ballanti). Complimenti per la scelta di tempo.

Un fallimento aziendale prima ancora che sul campo del Franchi. I Della Valle sono entrati nel calcio pensando di poterlo cambiare. In realtà è il calcio ad aver cambiato loro: da imprenditori di successo a proprietari invisi e contestati, nel migliore dei casi sopportati. Certamente perdenti.
Chi oggi non inneggia alla loro uscita di scena, lo fa per timore di un salto nel buio, di cadere dalla padella nella brace. Ma forse meglio rischiare le ustioni che continuare a friggere all’infinito.

I tifosi viola hanno tutti il torcicollo. Guardano indietro, al passato: il compleanno di Batigol, la balaustra di Cecchi Gori, tra un mese celebreremo il mezzo secolo dal secondo e ultimo scudetto. E’ un modo per esorcizzare il presente, arido di soddisfazioni. Intorno alla Fiorentina solo macerie. Applausi a chi ha lavorato di ruspa.


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