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Alea iacta est. Come Giulio Cesare sul Rubicone, il Presidente della Fiorentina Rocco Commisso ha chiuso la contesa. Il dado è tratto. Definitivamente.

Tra crisi di Governo, maggioranze e DPCM, il Ministero dei Beni Culturali ha espresso il proprio parere sul destino dell’Artemio Franchi. No alla demolizione, si a cambiamenti come la copertura totale piuttosto che l’avvicinarsi delle curve. Ma questo non basta. Questo non è nel pensiero del Presidente Rocco Commisso che sul tema era sempre stato chiaro.

E se la politica al momento tace, l’aria è incandescente. Le parole del Presidente Commisso risuonano nelle stanze di chi conta così come nei lussuosi studi di archistar che del Franchi hanno visto i disegni ma mai vissuto gli spalti. Rieccheggiano nell'aria talmente tanto da far nascere comunicati e controcomunicati.

Nessuno mette in dubbio la grandezza e la maestosità dell’opera di Pier Luigi Nervi, ma la situazione va vista nel suo insieme. Perché con ieri sarà la politica Fiorentina a dover fornire spiegazioni e soprattutto a pensare ad una destinazione d’uso nuova per l’impianto. Il rischio Flaminio va scongiurato, per la città e per Campo di Marte.

Dall’altra parte si apre un portone, ovvero quello di Campi Bisenzio. Perché con l’opzione ancora in atto, l’area è sempre stata l’alternativa della politica. E ora? Lo sarà ancora?

La seconda opzione, la riserva, il contado. Qualcuno scherzava “a Campi solo pecore”, qualcun altro aggiungeva “venvia non si póle uscire da Firenze”. Da ieri, questi simpatici delatori, dovranno cospargersi il capo di cenere nei confronti di chi, sempre con signorilità, ha portato a Rocco Commisso un posto dove creare il futuro della sua squadra.

Proposte fatte in punta di piedi per il bene della Fiorentina, no con striscioni su fogli A4. Idee lanciate in maniera costruttiva, silente e messe lì a beneficio di chi crede nel futuro di questa squadra. Vedremo che ne sarà, intanto Rocco c’è. E si sente. Eccome.

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