Lippi a FN: “Alla Fiorentina serve tempo per trovare la quadratura, neanche Juventus e Inter l’hanno trovata. Commisso? I fiorentini dovrebbero leccarsi i baffi"
La Fiorentina in questo momento sta vivendo un periodo di crisi, dovuto ai risultati che stentano ad arrivare. Tuttavia la squadra di Commisso non è l’unica ad aver iniziato questo campionato a singhiozzo. Per fare un quadro generale sulla situazione in casa viola la redazione di Fiorentinanews.com ha contattato in esclusiva l’ex allenatore di Juventus e Inter Marcello Lippi, nonché Campione del Mondo del Mondiale 2006.
Qual è la sua valutazione sull’inizio di stagione della Fiorentina?
“La Fiorentina ha cominciato questo campionato molto bene, giocando delle buone partite. La vittoria in casa per 1 a 0 contro il Torino, poi l’ottima prestazione a San Siro contro l’Inter. Dopo è arrivato qualche scivolone, delle partite negative che hanno condizionato psicologicamente le ultime prestazioni della squadra”.
Come valuta la campagna acquisti estiva della Fiorentina?
“La campagna acquisti viola è stata perfezionata strada facendo, per questo c’è bisogno di tempo per vedere i primi risultati. Il tempo purtroppo è il nemico principale delle squadre di calcio oggi, soprattutto in un’annata come questa in cui le squadre hanno finito il campionato in piena estate e non c’è stato il tempo di portare avanti una preparazione adeguata. Si è immediatamente dovuto pensare alla stagione successiva. Serve dunque tempo e pazienza, è normale che adesso ci siano critiche e contestazioni”.
La cessione di Chiesa ha indebolito la squadra di Commisso o è stato un addio inevitabile?
“La cessione di Chiesa era un qualcosa di necessario ed inevitabile, se ne parlava ormai da tempo. Il giocatore però l’ho sempre visto impegnarsi molto fino all’ultima partita con la Fiorentina, una persona seria che ha dato tutto per la maglia viola. Poi chiaramente l’ambizione di giocare in una grande squadra ha prevalso, ma credo che la società abbia fatto un’ottima operazione in uscita”.
Qual è la dimensione della Fiorentina quest’anno nel campionato di Serie A?
“La Fiorentina oggi è un’ottima squadra, composta da buonissimi giocatori. I nuovi arrivati possono far bene. Callejon ha una carriera che parla da sola: molti anni a Napoli giocando un grande calcio, facendo tanti gol. Bonaventura è un ottimo giocatore, così come Amrabat che reputo fortissimo. È chiaro però che quando si cambia tanto, soprattutto nel solito reparto, ci vuole del tempo per trovare la giusta quadratura. Del resto nemmeno la Juventus e l’Inter hanno ancora trovato la quadratura del cerchio. Sono solo due le squadre che stanno giocando molto bene ad oggi, ovvero il Milan e il Sassuolo. Anche l’Atalanta sta avendo qualche problema”.
Pensa che Commisso possa essere la persona giusta per riportare la Fiorentina in una dimensione europea?
“I fiorentini dovrebbero leccarsi i baffi avendo una presidenza di questo livello, con questo amore e passione, con questa voglia di spendere soldi per la Fiorentina. Commisso sta creando un futuro a questa società, con il progetto per il Centro Sportivo e per lo Stadio. Ci vuole solo un po’ di pazienza, ma sono convinto che questa società potrà riportare la Fiorentina nelle posizioni di classifica che gli competono”.
Tanti grandi allenatori di oggi sono stati giocatori sotto la sua guida tecnica: cosa li accomuna?
“Sono veramente tanti gli allenatori che ho allenato negli anni. Conte, Deschamps, Sousa, Ferrara e tutti i campioni del mondo del 2006. L’ultimo è Pirlo, la scommessa su cui la Juventus ha puntato. Ognuno ha le sue caratteristiche e il suo modo di vedere il calcio, ma hanno tutti un comune denominatore, ovvero quello di essere Uomini con la “U” maiuscola”.
La Toscana da sempre produce ottimi allenatori: partendo da lei, passando a Spalletti, Allegri, Sarri. Gli allenatori toscani hanno una marcia in più?
“Probabilmente sì, ma ovviamente una ragione ben precisa non c’è. Posso dire che negli allenatori toscani c’è una predisposizione naturale verso il calcio, condita dalla giusta dose di furbizia che ti fa far bene nei gruppi di lavoro”.
Qual è stato il suo rapporto con la tifoseria viola ogni qual volta che veniva a Firenze da antagonista?
“Mia madre era fiorentina, di Rifredi per la precisione, vengo da una famiglia di fiorentini. Ho visto la mia prima partita di calcio in Serie A nel ‘53, quando avevo cinque anni, quando mio zio, che abitava in Viale dei Mille, mi portò allo stadio a vedere Fiorentina-Spal, ai tempi di Montouri. Per questo posso dire di aver sempre avuto un ottimo rapporto con Firenze e la Fiorentina. Chiaramente poi diventando allenatore della Juventus, ho iniziato a vincere anche contro la Fiorentina, e perciò dopo un po’ di tempo sono iniziate le offese a mia madre. Tant’è che andai da lei chiedendole cosa facesse da giovane (ride n.d.r.). Lei mi rispose: “O’scemo, ero di molto seria io”. Questo è stato il mio rapporto con Firenze, derivato dal fatto che ho lavorato a lungo nella Juventus e ovviamente la rivalità sportiva ha fatto tutto il resto”.
Qual è la sua valutazione sull’inizio di stagione della Fiorentina?
“La Fiorentina ha cominciato questo campionato molto bene, giocando delle buone partite. La vittoria in casa per 1 a 0 contro il Torino, poi l’ottima prestazione a San Siro contro l’Inter. Dopo è arrivato qualche scivolone, delle partite negative che hanno condizionato psicologicamente le ultime prestazioni della squadra”.
Come valuta la campagna acquisti estiva della Fiorentina?
“La campagna acquisti viola è stata perfezionata strada facendo, per questo c’è bisogno di tempo per vedere i primi risultati. Il tempo purtroppo è il nemico principale delle squadre di calcio oggi, soprattutto in un’annata come questa in cui le squadre hanno finito il campionato in piena estate e non c’è stato il tempo di portare avanti una preparazione adeguata. Si è immediatamente dovuto pensare alla stagione successiva. Serve dunque tempo e pazienza, è normale che adesso ci siano critiche e contestazioni”.
La cessione di Chiesa ha indebolito la squadra di Commisso o è stato un addio inevitabile?
“La cessione di Chiesa era un qualcosa di necessario ed inevitabile, se ne parlava ormai da tempo. Il giocatore però l’ho sempre visto impegnarsi molto fino all’ultima partita con la Fiorentina, una persona seria che ha dato tutto per la maglia viola. Poi chiaramente l’ambizione di giocare in una grande squadra ha prevalso, ma credo che la società abbia fatto un’ottima operazione in uscita”.
Qual è la dimensione della Fiorentina quest’anno nel campionato di Serie A?
“La Fiorentina oggi è un’ottima squadra, composta da buonissimi giocatori. I nuovi arrivati possono far bene. Callejon ha una carriera che parla da sola: molti anni a Napoli giocando un grande calcio, facendo tanti gol. Bonaventura è un ottimo giocatore, così come Amrabat che reputo fortissimo. È chiaro però che quando si cambia tanto, soprattutto nel solito reparto, ci vuole del tempo per trovare la giusta quadratura. Del resto nemmeno la Juventus e l’Inter hanno ancora trovato la quadratura del cerchio. Sono solo due le squadre che stanno giocando molto bene ad oggi, ovvero il Milan e il Sassuolo. Anche l’Atalanta sta avendo qualche problema”.
Pensa che Commisso possa essere la persona giusta per riportare la Fiorentina in una dimensione europea?
“I fiorentini dovrebbero leccarsi i baffi avendo una presidenza di questo livello, con questo amore e passione, con questa voglia di spendere soldi per la Fiorentina. Commisso sta creando un futuro a questa società, con il progetto per il Centro Sportivo e per lo Stadio. Ci vuole solo un po’ di pazienza, ma sono convinto che questa società potrà riportare la Fiorentina nelle posizioni di classifica che gli competono”.
Tanti grandi allenatori di oggi sono stati giocatori sotto la sua guida tecnica: cosa li accomuna?
“Sono veramente tanti gli allenatori che ho allenato negli anni. Conte, Deschamps, Sousa, Ferrara e tutti i campioni del mondo del 2006. L’ultimo è Pirlo, la scommessa su cui la Juventus ha puntato. Ognuno ha le sue caratteristiche e il suo modo di vedere il calcio, ma hanno tutti un comune denominatore, ovvero quello di essere Uomini con la “U” maiuscola”.
La Toscana da sempre produce ottimi allenatori: partendo da lei, passando a Spalletti, Allegri, Sarri. Gli allenatori toscani hanno una marcia in più?
“Probabilmente sì, ma ovviamente una ragione ben precisa non c’è. Posso dire che negli allenatori toscani c’è una predisposizione naturale verso il calcio, condita dalla giusta dose di furbizia che ti fa far bene nei gruppi di lavoro”.
Qual è stato il suo rapporto con la tifoseria viola ogni qual volta che veniva a Firenze da antagonista?
“Mia madre era fiorentina, di Rifredi per la precisione, vengo da una famiglia di fiorentini. Ho visto la mia prima partita di calcio in Serie A nel ‘53, quando avevo cinque anni, quando mio zio, che abitava in Viale dei Mille, mi portò allo stadio a vedere Fiorentina-Spal, ai tempi di Montouri. Per questo posso dire di aver sempre avuto un ottimo rapporto con Firenze e la Fiorentina. Chiaramente poi diventando allenatore della Juventus, ho iniziato a vincere anche contro la Fiorentina, e perciò dopo un po’ di tempo sono iniziate le offese a mia madre. Tant’è che andai da lei chiedendole cosa facesse da giovane (ride n.d.r.). Lei mi rispose: “O’scemo, ero di molto seria io”. Questo è stato il mio rapporto con Firenze, derivato dal fatto che ho lavorato a lungo nella Juventus e ovviamente la rivalità sportiva ha fatto tutto il resto”.
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