Sfortuna? Non esattamente, Moise. Ma in quel clamoroso gol sbagliato c'è la chiave per il salto di qualità
“Potevo fare il terzo gol, ma ho avuto sfortuna. In quell'occasione avrebbe segnato anche mio figlio”. Parole di Moise Kean, in riferimento alla clamorosa rete fallita a due passi dalla porta contro il The New Saints. Apprezziamo l'onestà, ma il qui pignolo redattore deve correggere una piccola quanto significativa parola: “sfortuna”.
Sfortuna? Non esattamente…
No, Moise, non è stata sfortuna. Piuttosto, semmai, mancanza di cattiveria, leggerezza, pigrizia. Perché per mettere dentro la splendida palla servita da Dodo, sarebbe bastato andarci col sinistro, con potenza, sfondando tutto e vanificando così qualunque tentativo di recupero col portiere. Quel masticato esterno destro, invece, oltre che un errore tecnico è anche un errore concettuale.
Quel pizzico di cattiveria in più
Vogliamo montarci un caso? Assolutamente no. Non è lo scopo di queste poche righe, che servono semmai ad evidenziare come a Kean manchi davvero poco per fare il salto di qualità. Al grande lavoro che svolge in campo, combattendo e svariando su tutto il fronte offensivo, adesso bisogna aggiungere un po' più di cattiveria sotto porta. Mai sentirsi realizzato, mai smettere di avere fame: vedrai che così, Moise, quei gol non li sbaglierai più.