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Dopo le critiche, anche severe, del post Sampdoria-Fiorentina, è anche giusto raffreddare gli animi. A caldo, si dicono e si scrivono certe cose, perché quello richiede il momento. Poi, a mente fredda, si riguarda il quadro generale e si dà una valutazione oggettiva. Come i voti, le valutazioni ad esempio.

Un discorso questo che vale anche prima dell’ultima partita, quella contro la Juventus, che ci dirà se sarà Europa o meno. Chiaro che, se dovesse andar male, i rimpianti non potrebbero che essere superiori alla gioia per una buona stagione, e sarebbero anche inevitabili critiche, recriminazioni, delusioni. Ma il voto, comunque vada a finire, partirà dal sette. Perché quello che è stato costruito quest’anno, dopo tre anni calcisticamente tragici, è stato comunque da applausi. E ha segnato, comunque, una rinascita.

Un 7, che potrebbe diventare 7,5 con la Conference e 9 con l’Europa League. Sarebbe stato 10 in caso di Champions, ma per arrivare a quel livello lì probabilmente sarebbe occorso non cedere Vlahovic a gennaio, e magari acquistare un Berardi. Discorsi vecchi, nemmeno impossibili, ma non è andata evidentemente così. Certo, difficilmente ricapiterà una stagione come questa, un'occasione di questa portata. Con le romane più deboli del solito, con un'Atalanta lontana parente da quella vista nelle ultime strabilianti annate.

Adesso, appunto la Juve, una squadra che la formazione di Italiano ha dimostrato di soffrire, sempre e comunque. Più di chiunque altra. I bianconeri, come sempre, staranno dietro, lasciando pochi spazi, pronti a colpire in contropiede. E’ sempre andata male quest’anno, per questo se aggiungiamo anche le prestazioni dell’ultimo mese viola, non certamente scintillanti, è giusto dire che le possibilità di raggiungere l'obiettivo sono poche e che la strada si è maledettamente complicata. Anzi, è stata la Fiorentina a complicarsela. Però, come dimostra la stagione, questa squadra nei momenti apparentemente più semplici è sempre scivolata, ma nei momenti più delicati ha sempre tirato fuori il meglio. E questo un momento delicato lo è, anche perché mancano novanta minuti alla fine, che valgono un'intera stagione.


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