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È trascorso quasi metà secolo da quando l'allora noto presidente dell'Ascoli, Costantino Rozzi, sentenziò che il gioco del calcio - così come l'avevamo conosciuto - sarebbe a breve finito.

Profezia confermata dai fatti

Profezia ben presto confermata dai fatti, così in rapida successione: la trasformazione delle società di calcio in s.p.a., l'apertura sempre più ampia del mercato calcistico nazionale ai giocatori stranieri, la sentenza Bosman del 1995. Quest'ultima ebbe immediate ripercussioni, protrattesi e ampliatesi fino a oggi, innanzitutto su due fronti: 1) la crescita esponenziale dei finanziamenti necessari alla competitività e quindi a sostenere la regolamentazione delle competizioni calcistiche; 2) in ordine a siffatta maggiore competitività, la tendenziale e progressiva riduzione delle spese di finanziamento delle società calcistiche in favore dei cosiddetti vivai giovanili.

Business commerciale

Il divertimento continua a costituire il fondamento del gioco, ma il calcio odierno, proprio in virtù di questo stesso fondamento, è diventato soprattutto un grande ed importante fattore di business commerciale. Poco, se non nulla, a che vedere con le logiche campanilistiche e provinciali dell'inizio! Ultima riprova di tutto questo, la notizia diffusa che "gli arabi vogliono anche il Monza". In realtà, si tratta del fondo Pif, il cui patrimonio netto è stimato pari a circa 1 miliardo di dollari, e le trattative di compravendita sarebbero in corso da circa un anno.

Ma c'è altro: sembra che l'interesse del Fondo per il Monza calcio derivi piuttosto dall'opportunità di sfruttare il brand legato al più famoso autodromo cittadino. Così chissà che un domani il Monza calcio non vinca anche lo scudetto, superando così quelle che da sempre sono le due più blasonate conterranee milanesi.

Angelo Giubileo, Filosofo e blogger. Già cultore della materia presso le cattedre di Filosofia del diritto, Teoria dell’interpretazione e Logica giuridica all’Università degli Studi di Salerno


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