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Il portiere danese Oliver Christensen. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com
Il portiere danese Oliver Christensen. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Di solito si dice che non c'è due senza tre, ma per fortuna non è stato così per la Fiorentina. Perché Oliver Christensen - parole sue - finora era andato ai rigori soltanto due volte nella sua carriera e aveva sempre perso. Contro il Parma, invece, pur non mettendoci direttamente i guantoni è stato decisivo, vincendo una guerra psicologica che lui stesso ha voluto dichiarare ai tiratori avversari. Quella sana follia che piace tanto ai fiorentini l'ex Hertha Berlino l'ha sfoggiata dagli undici metri e dopo il fischio finale, gridando ai vetri della Curva Fiesole. Ma prima, nella sua partita, c'è stato tanto altro.

Interventi decisivi

Al minuto 39, sul 2-0 per il Parma, in pochi avranno pensato che il riflesso di Christensen su Circati si sarebbe rivelato decisivo. Pensate un po', invece, cosa sarebbe accaduto se la Fiorentina avesse chiuso il primo tempo sotto di tre gol. E cosa sarebbe accaduto se, dopo una grande rimonta e tutti gli sforzi annessi, nel primo supplementare Man - mandato al bar Kayode - avesse riportato in vantaggio il Parma anziché trovare la manona sinistra del portiere viola. Ai punti la squadra di Pecchia avrebbe meritato, ma è per questo che in campo ci sono i portieri, no?

Miglioramenti evidenti

Quello del portiere è un mondo a parte, di cui non tutti possono dirsi esperti. E se le parate di Christensen sono state evidenti, a molti sarà sfuggito un particolare che invece è importantissimo. Cioè che il danese, rispetto alle prime uscite stagionali, è apparso molto più pulito nello stile e nella coordinazione, facendosi trovare sempre pronto e dando sicurezza. Merito del lavoro di mister Savorani, che lo sta sgrezzando inserendo in lui quegli elementi di tecnica di base (per esempio anteporre l'uso delle mani a quello dei piedi, oppure portare la palla al volto dopo una presa) che in altre scuole vengono curati molto meno.

Christensen titolare?

Chiaramente, di fronte alla prestazione di Christensen, tanti tifosi viola sui social hanno cominciato a invocarne la promozione a titolare. La verità è che al momento non esiste motivo per cui Italiano dovrebbe invertire le gerarchie dei portieri, anche considerando che Terracciano sta attraversando forse il  suo miglior periodo degli ultimi tre anni. Sarebbe bello, casomai, che “l'avvoltoio di Kertminde” continuasse a giocare in Coppa Italia e Conference League anche nei turni successivi. In prospettiva, invece, il fatto che Christensen sia un classe 1999 e abbia ancora quattro anni e mezzo di contratto potrebbe rendere sensata una sua promozione magari nella prossima stagione, quando Terracciano comincerà a contare 34 primavere. Non sarebbe il primo caso di portiere che, da riserva designata, si ritrova titolare. Vi ricordate la storia di Neto?

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