Gosens: "Siamo calciatori, ma anche esseri umani. Guadagniamo tanto e questo è un privilegio, ma la salute e la felicità non si possono comprare"
Intervistato da Cronache di Spogliatoio, l'esterno della Fiorentina Robin Gosens ha affrontato il tema tanto importante quanto delicato della pressione psicologica sui calciatori: “Anche con tanti soldi non ti puoi comprare la salute. Un calciatore guadagna tanto, ed è così, è vero, e per quello dobbiamo accettare che c’è sempre una giustificazione alle critiche esterne, è il nostro lavoro, ma la gente deve capire che un calciatore con tanti soldi può avere problemi in famiglia, di salute, esterni, mentali, e non può andare in farmacia per comprarsi la medicina e aiutarsi a stare bene, non funziona così. Di conseguenza il tifoso deve capire che anche guadagnando, puoi avere problemi mentali o stare male. Se l’argomento è sempre ‘Hai tanti soldi e sei un privilegiato’, che è vero, assolutamente vero, la realtà allora non va d’accordo con il fatto che comunque puoi avere questi problemi. Forse il tifoso non è pronto per capirlo, ma è la realtà”.
“Siamo calciatori, ma anche esseri umani”
“Tante volte viene dimenticato - prosegue Gosens - che non siamo solo giocatori di calcio, siamo esseri umani. Sembra banale, ma non lo è. Abbiamo problemi, non sempre ci alziamo con il piede giusto. Di conseguenza ci sono giorni in cui non stai bene, ma sei obbligato a essere sempre sorridente. Se incontro un tifoso devo sorridergli, e va bene, è giusto così, perché tengono alla loro squadra e noi abbiamo la responsabilità di farli felici, non mi lamento mai su questo, anzi sono d’accordo, ma non dobbiamo mai dimenticarci che anche noi possiamo avere dei problemi a livello umano. Non posso comprarmi la salute, non esiste quella roba lì. Se guadagno milioni, non posso comprarmi la salute”.
“Nel calcio gli errori non sono ammessi, ma come si può crescere se non si sbaglia mai?”
Gosens ha poi raccontato le altissime pretese che ci sono nei confronti dei calciatori professionisti: “In ogni momento devi stare attento. Che tu sia un calciatore o una persona. Sbagliare in questo mondo non è più permesso. Non puoi sbagliare neanche una parola. Ma gli errori fanno parte della nostra vita, della nostra crescita. A livello calcistico, se non sbagli, come puoi pensare di crescere?! Va accettato l’errore del calciatore, la perfezione ricercata è impossibile da trovare. E la pressione aumenta: un giovane in questo mondo fa fatica, giustamente fa fatica. Arriva, non conosce le dinamiche, deve crescere, e per farlo deve poter sbagliare”.