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Stanco. Questi mesi di Fiorentina sono stati difficilissimi da gestire, soprattutto internamente per Prandelli. E lo saranno ancora per quelli a venire. L’età, le pressioni di una piazza che vive, in cui abita e che ama. Il desiderio pazzesco di chiudere con una salvezza, che si sta rivelando più difficile del previsto, con risultati inferiori alle attese e in parte all’allenatore precedente. La stanchezza non è polemica. Chi mischia le cose mente, sapendo di mentire.

Le critiche ricevute, più che giuste, Prandelli le ha sempre accettate. Vive questo mondo da 40 anni e passa. Lo sa anche lui che un po’ tutti si attendevano di più. Ma, ci ha creduto sempre, fino all’ultima partita, quella contro il Benevento, quella che, in caso di scivolone, lo avrebbe probabilmente portato alle dimissioni per non mettere Commisso in difficoltà e per riconoscenza. Ma Cesare ha già deciso: salvare la Fiorentina e smettere così la sua avventura in panchina, sia essa a Firenze o altrove. Il traguardo non è raggiunto, ma con i tre punti di Benevento è molto più vicino. Lo stress di queste settimane ha soltanto accelerato questa decisione.

Ma a Firenze chi arriverà? La lista dei papabili è meno lunga rispetto a due mesi fa. Italiano è il più vicino, poi Gattuso. Con un occhio anche a Dionisi, dell’Empoli. Ma l’allenatore dello Spezia è quello che piace di più. E’ giovane, ha fame, può aprire un ciclo lungo. Avere un tecnico di cui fidarsi ciecamente, costruendo un progetto tattico, scegliendo assieme a lui le mosse di mercato. Senza fare una macedonia indigesta, come accaduto con Montella, Iachini, Prandelli. Tanti, dei problemi Viola, sono nati proprio da qui: non aver mai avuto una guida tecnica sicura, con la quale progettare il futuro. A giugno questa occasione ci sarà. Ma ancora la strada è lunga, la salvezza va ottenuta. Non ci si può ancora fidare di questa squadra che troppe volte, in questa stagione, ha tradito. Però lo avevamo detto e scritto: Ribery e Vlahovic. Con loro è un’altra musica.


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