Se contro le big il catenaccio “iachiniano” è efficace, con le piccole la Fiorentina non riesce ad imporsi. E non ci prova nemmeno
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Raffaele Palladino nella conferenza stampa alla viglia del match contro il Como, parlando delle possibili alternative a Moise Kean, si era mostrato fiducioso verso la capacità offensiva dei suoi ragazzi, affermando che negli allenamenti settimanali le soluzioni provate erano state tante.
Forse si è trattato solo di una partita storta, come detto dal mister campano nel post-partita, ma i fatti dimostrano altro. Questa Fiorentina, soprattutto con le squadre di bassa classifica, è incapace di costruire un gioco d'attacco strutturato. Affidarsi esclusivamente alle giocate individuali degli attaccanti, che ieri hanno tutt'altro che brillato, può portare a grandi performance, come la prima sfida contro l'Inter, ma anche deludenti controprestazioni.
Come detto anche dal Ds Pradè la squadra viola ha giocato solamente i primi sette minuti per poi lasciare campo al Como, che ha tenuto gli uomini viola assediati dentro la propria area di rigore anche dopo essere passati in vantaggio. Se contro le big il catenaccio di “iachiniana” memoria risulta essere spesso efficiente, contro le piccole la Fiorentina non riesce (e non prova!) ad imporsi, faticando sempre più del dovuto.
Se Palladino riuscisse a qualificare la squadra in Champions League (perché nel calcio i risultati vengono prima del bel gioco), i tifosi amanti del calcio champagne dovranno mandare giù il boccone amaro; in caso contrario il rischio è quello di aver sprecato un altro anno e soprattutto non sfruttato gli investimenti importanti della società.