Silvia Berti a FN: "Prandelli voleva vincere a Firenze ma l'idea non venne condivisa. Progetto Napoli era quello della Fiorentina ma mi parlano di settimo posto..."
Quella di oggi sarà LA partita per Cesare Prandelli, allenatore-padre della Fiorentina nel quinquennio dorato tra il 2005 e il 2010. La prima da avversario, dato che per il tecnico di Orzinuovi ci furono la Nazionale, Galatasaray, Valencia e Al Nasr, alla guida ora del Genoa. Chi lo conosce alla grande è Silvia Berti, in quel periodo addetta stampa della società viola, che a Fiorentinanews.com ha parlato proprio dell’imminenti scontro con Prandelli.
Come la vivrà il mister la partita di domani contro la ‘sua’ Fiorentina?
"Credo che lui stia pensando comunque più alla sua nuova squadra, essendo subentrato. E’ sempre complicato prendere un club in corsa, non averlo disegnato di persona. Va trovato l’equilibrio tra il progetto sportivo esistente e il proprio credo calcistico".
Le ha svelato qualche sensazione particolare?
"Non abbiamo parlato della partita con la Fiorentina in realtà ma Firenze gli è rimasta nel cuore, ha scelto di viverci e quindi è sicuramente un ritrovare una parte importante della sua vita. Poi la cosa importante adesso è il suo progetto, sia di vita che sportivo".
Se lo aspettava nuovamente in Serie A, quindi da avversario della Fiorentina?
"Ma sì, prima o poi me lo aspettavo. Credo che Cesare sia ancora il più bravo per certe cose, tatticamente e per la crescita dei giovani lo vedo tra i primi 3. Lo ha dimostrato a Firenze, dove ottenne dei risultati straordinari".
C’è chi lo paragona anche a Pioli…
"Pioli l’ho conosciuto una sera a cena, è una persona molto piacevole, però è diverso. Cesare è molto più ombroso, anche più duro in alcuni frangenti, Pioli sembra un po’ più limpido".
Per i Della Valle resta un errore, a posteriori, quello di essersi liberati di Prandelli?
"L'errore non fu tanto quello della separazione ma avvenne prima, quando vennero fatte determinate scelte, nella stagione precedente. Poi l’ultimo anno ne è stato la conseguenza. Cesare voleva vincere, ci siamo andati vicini tante volte, c’era un bel gioco, eravamo convinti che fosse un progetto partito per vincere e non per arrivare al settimo posto".
Fu lì che arrivò il 'sorpasso' del Napoli…
"L’anno della penalizzazione la Fiorentina arrivò terza, poi era sempre in Europa; se anche lo scudetto non lo vinceva, come non lo vince il Napoli ora, però poteva avviare un bel progetto. Il Napoli magari vince la Coppa Italia, ha giocatori comprati a 3 milioni e che poi ne valgono 100. Loro in meno tempo sono riusciti a credere in progetto sportivo, partito da Benitez, che ha scelto i giocatori, Sarri li ha valorizzati e ora Ancelotti li internazionalizza. Questo è un progetto sportivo, è quello che doveva essere a Firenze. Poi però senti parlare chi di dovere di settimo posto… e sopraggiunge lo sconforto".
Il settimo posto è davvero il traguardo massimo per la Fiorentina di oggi?
"Settimo posto se va bene: c’è la Lazio che è molto forte, ha valori tecnici importanti. Davanti c’è anche il Milan che per forza deve fare risultato, deve inventarsi qualsiasi cosa. Poi c’è la Samp che gioca da Dio, il Torino, l’Atalanta e a pari merito c’è il Parma. È chiaro che quella di ora è una classifica ridicola".
E’ lecito e doveroso per la tifoseria viola pretendere di più, per storia, blasone?
"Nella situazione attuale va mangiata questa minestra, non mi sembra che la proprietà abbia intenzione né di vendere, né di investire. E’ una condanna al vivacchio, sullo stadio non sono ottimista, per me sarebbe giù potuto sorgere. Sarebbe bastato un po' di marketing, la voglia di costruire un ambiente sano e divertente, un legame con la città. Stare a Firenze, cosa che i Della Valle non hanno mai fatto e per questo non hanno mai capito la città e i fiorentini".